Pensioni, buone notizie per i part time. Ma niente rivalutazione degli assegni

Buona notizia per chi non lavora a tempo pieno: in questo caso le pensioni conteranno per intero gli anni di lavoro svolti. Non verranno rivalutati gli assegni dei pensionati che già ne godono.

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Cambiano alcuni aspetti sul fronte pensionistico – meteoweek.com

Novità un po’ dolci e un po’ amare per quel che riguarda il sistema delle pensioni. Il primo passaggio riguarda la rivalutazione degli assegni attualmente in essere, che sembrava poter avvenire in poco tempo. Tuttavia, il pacchetto previdenziale che rientra nella nuova Legge di Bilancio non prevede questo aspetto a breve termine. Si è infatti registrato il rinvio al 2023 del passaggio al meccanismo di rivalutazione quasi piena delle pensioni. Attualmente queste vengono adeguate all’inflazione, sulla base di percentuali decrescenti quando l’importo cresce.

Considerando che il tasso di inflazione del 2020 sarà negativo, non ci sarà alcun adeguamento agli assegni in essere. Un’altra ragione che ha spinto il Governo a rinviare il processo di rivalutazione delle pensioni riguarda la recessione indotta dalla crisi legata al Covid. In ogni caso, non si sono fatte attendere le proteste da parte delle sigle sindacali e delle confederazioni dei pensionati. Queste puntavano in maniera forte proprio su un meccanismo che potesse dare alcuni benefici sul fronte previdenziale. In ogni caso, la decisione del Governo appare ferma.

Inoltre il fronte previdenziale della nuova Legge di Bilancio porterà delle buone notizie a chi deve ancora accedere alle pensioni. In particolare i lavoratori impegnati in part time ciclico verticale: per loro è stabilito che gli anni di servizio prestati varranno in pieno, in vista dell’ottenimento dell’indennità. Ma se i lavoratori nel settore pubblico potevano già godere di questo beneficio, la grande novità riguarda i dipendenti nel privato. Anche loro potranno goderne, in quanto il numero di settimane da considerare ai fini previdenziali varrà in rapporto al totale dei contributi annuali.

Il sistema di rivalutazione degli assegni previdenziali – meteoweek.com

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Nel caso in cui ci siano dei contratti di lavoro appena conclusi, saranno gli interessati a dover presentare la domanda. Si aggiunge anche la proroga di un anno dell’opzione donna: anche nel 2021 le lavoratrici dipendenti potranno andare in pensione con almeno 58 anni di età e 35 anni di anzianità lavorativa. Questo meccanismo prevede il calcolo della pensione con il metodo contributivo. Ma c’è anche la conferma del recome delle decorrenze, che prevede il diritto alla pensione con differimento della maturazione di questo requisito. Per le lavoratrici dipendenti il differimento è di un anno, di 18 mesi per le autonome.

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Verrà esteso per un anno l’Ape social, valido per i lavoratori con almeno 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi. Potranno concorrervi i lavoratori invalidi, i careviger e i disoccupati, ma anche chi compie i cosiddetti lavori gravosi e hanno messo insieme almeno 36 anni di contributi. Per quanto riguarda i disoccupati, potrà accedere all’Ape social chi non ha beneficiato della Naspi per carenza del requisito assicurativo e contributivo. Capitolo lavoratori precoci: fino al 2026 ci sarà la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, a patto che entro i 19 anni compiuti abbiano versati contributi per 12 mesi.

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