Perché il vaccino non metterà la parola fine alla pandemia

Francesco Broccolo, virologo e docente di Microbiologia Clinica all’Università Milano-Bicocca ha spiegato cosa aspettarsi e cosa no dal vaccino anti-Covid in arrivo nei prossimi mesi, sottolineando la necessità di “un cauto ottimismo”.

 Perché il vaccino non metterà la parola fine alla pandemia

Nonostante la scoperta del vaccino anti-Covid, prodotto dall’azienda Pfizer-Biontech, la lotta al virus sembra essere ancora lunga e tortuosa. Il virologo Francesco Broccolo, docente di Microbiologia Clinica all’Università Milano-Bicocca, ha spiegato che è necessario avere “un cauto ottimismo” in quanto i dati relativi alla Fase 3 (non ancora pubblicati) sembrano indicare un’efficacia di oltre il 90% nella protezione contro Sars-CoV2. “Un dato sopra le aspettative: auspicavamo circa il 60-70% di efficacia, un valore simile al vaccino anti-influenzale. Ci sono ancora molti aspetti da valutare: non ci sono ancora informazioni circa la prevenzione di casi Covid-19 gravi (ospedalizzazioni), critici e morte. Non ci sono ancora informazioni sul fatto che impedisca alle persone di essere portatori del virus in modo asintomatico. Non ci sono informazioni sulla reale durata della protezione. Uno studio appena pubblicato su Science mostra che più del 90% dei soggetti con anticorpi contro Sars-CoV2 (che quindi hanno contratto l’infezione) mantiene gli anticorpi contro il virus per almeno cinque mesi, ma è ben diverso la vaccinazione dall’infezione naturale con virus nativo. Si deve però considerare che del vaccino verranno somministrate due dosi, quindi la durata dell’immunità potrà essere lunga. Inoltre, essendo un vaccino ad Rna (un acido nucleico non molto resistente all’ambiente) è poco stabile e quindi necessita della catena del freddo, almeno sotto i venti gradi, per il trasporto e la conservazione. Questa catena del freddo non è disponibile dappertutto e andrà organizzata. Infine c’è da sperare che un gran numero di persone aderisca alla campagna vaccinale, altrimenti non riusciremmo a controllare la diffusione dei contagi”.


LEGGI ANCHE:


 Perché il vaccino non metterà la parola fine alla pandemia
Francesco Broccolo, virologo e docente di Microbiologia Clinica all’Università Milano-Bicocca

Broccolo insiste sul fattore tempo, determinate per avere a disposizione delle risposte più chiare e precise. “Il Comitato indipendente si è espresso anche sulla sicurezza: gli effetti collaterali sono il dolore nel punto dell’iniezione, stanchezza e febbre, più frequenti tra i più giovani. Ci vorrà almeno un anno di osservazione delle due dosi per avere (almeno dicembre 2021) informazioni adeguate sulla sicurezza. Purtroppo per l’efficacia sulla prevenzione dell’infezione/malattia e sulla sicurezza è necessario il tempo (imprescindibile per una valutazione scientifica). Sono stati descritti pochissimi casi di re-infezione nonostante i soggetti avessero gli anticorpi (IgG e/o IgM) presumibilmente neutralizzanti per il virus (quindi protettivi verso la prima infezione). La spiegazione di questi casi aneddotici è che ci sia stata una reinfezione con un Sars-CoV2 un po’ diverso (una possibile variante con sequenze del genoma sufficientemente diverse) e quindi non riconosciuti dagli anticorpi neutralizzanti formatisi a seguito della prima infezione. Per questi casi non sappiamo come il vaccino proteggerà. Non abbiamo alcuna evidenza per dirlo.”


Clicca qui e poi premi la stellina (Segui) per ricevere tantissime novità gratis da MeteoWeek


Il docente di Microbiologia Clinica ha anche spiegato che nella migliore delle ipotesi, il virus potrà essere arginato a fine 2021. L’altra ipotesi, secondo il docente e virologo, è che il coronavirus potrà entrare nel gruppo dei virus respiratori endemici. “La sua persistenza è bizzarra perché non è semplicemente un virus che dà infezioni acute (come il virus dell’influenza) che dopo 20 giorni scompare e non pare dare delle infezioni persistenti (ad esempio il virus dell’epatite) ma di fatto abbiamo visto che può persistere per mesi in modo asintomatico e non sappiamo se questa persistenza possa determinare nel tempo delle sequele (ad esempio danno agli organi o patologie autoimmuni)”: ha aggiunto Francesco Broccolo, raccomandando grande attenzione, distanziamento di almeno un metro, preferire gli spazi all’aperto, sempre la mascherina in presenza di altri, aprire le finestre tutti i giorni in casa e nei luoghi di lavoro, così come non radunarsi in gruppi, restare con il proprio nucleo familiare e limitare i contatti anche al lavoro.

 

Impostazioni privacy