Migranti, il figlio annega e il padre viene arrestato: “Vita messa in pericolo”

Il bambino è morto all’età di sei anni, mentre era in viaggio con altri migranti dalla Turchia verso la Grecia. Il capo di accusa nei confronti del genitore non ha precedenti: ha messo in pericolo la vita del figlio.

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Una nuova tragedia del mare tra la Grecia e la Turchia – meteoweek.com

Quando un figlio ti muore tra le braccia ad appena 6 anni, ti cade letteralmente il mondo addosso. Ma la tragedia potrebbe non fermarsi qui, perchè potrebbe arrivarti anche la notifica del tuo arresto. E considerando la straordinarietà del capo di accusa con cui vieni arrestato, la tragedia si amplifica ancor di più. Questa è la storia di un uomo che stava tentando la traversata dalla Turchia alla Grecia insieme ad altri migranti. L’arresto è avvenuto dopo la scoperta della morte di un bambino, che è risultato essere suo figlio dopo i primi controlli.

Ma come abbiamo detto, il capo di accusa farà certamente discutere. Il genitore, infatti, è stato fermato dalle autorità greche per aver messo in pericolo la vita di suo figlio. Si tratta di una incriminazione che non ha precedenti in casi come questo. Tornando al fatto di cronaca, il barcone sul quale viaggiavano i migranti è affondato al largo dell’isola di Samos lo scorso 8 novembre. A bordo c’erano 24 persone, tra cui il papà e il figlio. Quest’ultimo, però, rientra tra i sette migranti che non ce l’hanno fatta, a differenza del genitore che è riuscito a salvarsi.

Le autorità locali hanno effettuato il tentativo di salvataggio, che come detto ha riguardato 17 persone sulle 24 in viaggio. Subito dopo questa operazione, sono scattate le manette per lo scafista, ma a sorpresa è stato arrestato anche il papà di uno dei sette migranti morti. Quest’ultimo, secondo le ultime ricostruzioni, rischierebbe sei anni di carcere. Nel frattempo è subentrato anche il suo avvocato, il quale accusa le autorità di aver fatto partire i soccorsi ben sei ore dopo la prima richiesta di aiuto, avvenuta quando non era ancora mezzanotte.

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Di contro le autorità greche, spalleggiate dal Governo nazionale, hanno fatto sapere che a prescindere dal tempismo dell’intervento, l’oscurità non ha aiutato a salvare tutti i migranti. Nel frattempo, però, si piange per la scomparsa di sette persone, tra cui un bambino che non è riuscito a salvarsi perchè non sapeva ancora nuotare. In ogni caso, la fuga dalla Turchia miete altre vittime, mentre sulle coste dell’Egeo la tensione sale a dismisura. Anche perchè il Governo turco, visto lo stop dei contributi dall’Unione Europea, ha riaperto i confini con la Grecia, dando il via a una serie di viaggi della speranza.

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Si tratta soprattutto di una serie di migranti fuggitivi dai territori del Medio Oriente in cui la guerra è ancora di forte attualità. In particolare in Afghanistan e in Siria, nazioni dalle quali sono fuggite centinaia di migliaia di migranti che hanno trovato asilo in Turchia. Ma considerando le difficoltà nella gestione, soprattutto sul piano organizzativo e di conseguenza economico, ora il Governo guidato da Erdogan ha cercato questa via di fuga in Grecia. Con i risultati che purtroppo si vedono giorno dopo giorno e ci regalano notizie come la morte di un bambino, annegato perchè non riusciva a nuotare verso il padre.

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