Covid, Brusaferro: “Non abbassiamo la guardia, cinque regioni a rischio”

Il presidente dell’Istituto superiore di sanità  Silvio Brusaferro fa il punto della situazione sul Covid e invita a non abbassare la guardia

Covid Vaccino
In Italia si punta ad avere non meno di 62 milioni di dosi di vaccino (Getty Images)

Si chiude un anno molto particolare, denso di difficoltà e di problemi ed è naturale fare il punto della situazione soprattutto su quello che è stato il tema conduttore dell’anno, il Covid.

Covid, l’emergenza rimane

La pandemia ha cambiato le nostre abitudini come mai era accaduto nel corso degli ultimi anni. Gli storici sostengono che per trovare una discriminante tanto violenta in termini sociali ed economici bisogna risalire alla seconda guerra mondiale. In Italia la situazione è apparentemente sotto controllo, ma non tranquilla… Ne ha parlato il presidente dell’Istituto superiore della sanità (ISS) Silvio Brusaferro invitando tutti a non abbassare la guardia: “La curva nel nostro Paese è in decrescita, ma un po’ rallentata – dice Brusaferro – ma ci sono Paesi a noi vicini che mostrano invece una curva in ricrescita. Dobbiamo mantenere questa tendenza e continuare a valutarla con cautela.

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Vaccini, la situazione

La situazione del nostro paese resta a macchia di leopardo con alcune situazioni di maggiore sensibilità: “Cinque regioni hanno una probabilità superiore del 50% di superare la soglia critica di occupazione posti letto in area medica in 30 giorni, almeno tre regioni corrono lo stesso rischio per quanto riguarda le terapie intensive – conferma Bruasaferroin Liguria, Calabria e Veneto il coefficiente RT indica che i casi potrebbero aumentare. Puglia e Basilicata sono appena al di sotto di questa soglia. Non ne siamo fuori. Occorre tempo”.   

Sul fronte dei vaccini l’obiettivo è quello di garantire 62 milioni di dosi. Circa 470mila dosi sono già arrivate, la gennaio sarà garantito circa mezzo milione di dosi. Da Pfizer-BioNTech arriveranno oltre 27 milioni di dosi, altre 13 milioni sono già state garantire dall’Unione Europea. Ma dal

6 gennaio l’Agenzia europea del farmaco ammetterà a che l’idoneità del vaccino Moderna e questo significa altre 11 milioni di dosi. Il problema sarà distribuirle e somministrarle.

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Tempi imprevedibili

Nel frattempo si cerca i tempi per arrivare alla copertura di quel 70% della popolazione che consentirebbe di raggiungere l’immunità di gregge. “Realisticamente – dice ancora Giovanni Rezza, Drettore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute – ci vorranno alcuni mesi. Forse entro l’estate. Nel frattempo c’è un motivo in più per mantenere comportamenti prudenti e di buon senso”.

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