L’ammissione viene direttamente dal neo presidente della Confederazione Svizzera, Guy Parmelin: “Tra luglio e settembre abbiamo sottovalutato la situazione. Pensavamo di poter tenere il virus sotto controllo”, la dichiarazione nasce sulla scia della seconda ondata che ha travolto duramente il paese.
Parmelin è entrato in carica il primo gennaio, in qualità di consigliere federale responsabile dell’economia, ha però svolto un ruolo importante nella gestione della crisi sanitaria sin dal suo inizio. Membro del partito populista di destra Udc, in un’intervista al quotidiano domenicale SonntagsBlick, ha inoltre spiegato che il coordinamento con i Cantoni, che si assumono la maggior parte delle responsabilità per la gestione della crisi sanitaria, “non è stato sempre facile” e che talvolta il Consiglio federale ha dovuto prendere in mano la situazione per coordinare la lotta contro la malattia.
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La Svizzera, con i suoi 8,6 milioni di abitanti, ha vissuto una prima ondata relativamente moderata, rispetto a quanto affrontato dai suoi ‘vicini’ europei, ma dall’autunno, con l’arrivo della seconda ondata, è stata travolta con una media di oltre 4.000 nuovi contagi e cento morti al giorno. Le vaccinazioni sono iniziate in diversi cantoni, ma a un ritmo ancora lento. E sono stati inoltre rilevati diversi casi di variante britannica.
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