Caccia alla prossima pandemia: parte dall’Africa la sfida

Non bastava il Covid-19, in Africa è aperta la caccia alla prossima pandemia. Il morbo africano, ancora sconosciuto, sarebbe capace di uccidere 8 persone su 10, con la stessa contagiosità del coronavirus. Per combatterlo basterebbe impedire la deforestazione selvaggia del continente e la tratta degli animali selvatici.

Malattia X

Molti scienziati, non avendo identificato il morbo, lo chiamano “malattia X”, proprio perché sconosciuta ancora, ma reale. Certo, la “malattia X” è soltanto un’ipotesi, ma che gli scienziati e i funzionari dell’Organizzazione mondiale della sanità considerano molto verosimile, e contro la quale stanno già cercando di creare possibili difese a livello globale. Già, perché un’epidemia di questo mostruoso agente patogeno non è materia da romanzo distopico, bensì una possibilità basata su dati scientifici. Del resto, prima di funestare il pianeta e di mietere milioni di vittime nessuno conosceva né l’Ebola né il coronavirus. È dunque legittimo e doveroso prepararsi all’avvento di nuove malattie.

Caccia alla prossima pandemia

Caccia alla prossima pandemia

Nel corso dei secoli, le epidemie sono state innumerevoli. Adesso, ci sono gli strumenti per prevederle. Gli scienziati sono pronti, aprono la caccia alla prossima pandemia. La maggior parte delle malattie, inoltre, proviene da animali, che siano essi roditori, scimmie o insetti. Basti pensare all’Hiv che era confinato a una sottospecie di scimpanzé, mentre il Covid infettava probabilmente soltanto un tipo di pipistrelli. È molto probabile che compariranno altre forme di questo genere di malattie, che sono chiamate zoonosi, perché si trasmettono direttamente o indirettamente tra gli animali e l’uomo e che si svilupperanno prima in modo epidemico e poi pandemico.

Affidiamoci ai medici africani

Secondo il microbiologo congolese Jean-Jacques Muyembe Tamfum, scopritore dell’Ebola negli anni Settanta, e da allora molto attivo per combattere le diverse epidemie che hanno colpito il suo continente, la nostra specie è minacciata da chissà quanti virus letali nascosti nelle foreste tropicali africane. “Viviamo in un mondo in cui questi flagelli possono facilmente uscirne, per questo l’umanità è in pericolo”, ha recentemente dichiarato il ricercatore alla Cnn, aggiungendo che l’Occidente, la Cina e l’Asia, in generale, devono fare affidamento ai medici africani, che sono una sorta di sentinelle per possibili nuove malattie contagiose.

Caccia alla prossima pandemia

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La soluzione

La distruzione delle foreste e il commercio illegale di animali selvatici faranno emergere un numero sempre più elevato di questi agenti patogeni.  Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, se non diminuisce il ritmo della deforestazione e se continua ad aumentare il numero degli abitanti sul nostro pianeta, entro la fine del secolo, saranno scomparse sia l’Amazzonia, sia le ancora impenetrabili giungle del Congo e del Centrafrica. Quando ciò accadrà gli animali selvatici e i virus che veicolano ci infetteranno inevitabilmente. Per questo, c’è chi prevede che la “malattia X” diventi apocalittica. Per evitare che ciò avvenga, un gruppo di scienziati che lavorano in Cina, Stati Uniti, Kenya e Brasile ha calcolato che basterebbe investire 30 miliardi l’anno al fine di proteggere le foreste pluviali, di contenere l’agricoltura che ne erode la superficie e di fermare la tratta di animali selvatici. Insomma, la soluzione è evidente: per proteggere l’umanità basta proteggere la natura, dove sono nascoste tutte le armi di difesa per l’uomo.

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