Donna picchiata a morte dall’amante, lo stalker era proprio lui

Aveva studiato tutto nei minimi dettagli per minacciare e terrorizzare la sua donna, poi picchiata a morte, ma alla fine è stato scoperto: lui era lo stalker, ma è anche l’assassino?

Violenza sulle donne, report: una vittima ogni 15 minuti e 88 casi al giorno - meteoweek
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L’Inghilterra è divisa su un drammatico fatto di sangue che ha diviso l’opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti. La morte di una donna picchiata a sangue; la storia di un uomo che nega ogni accusa, ma sicuramente ha avuto gravi responsabilità nella diffusione di materiale intimo riguardante la sua compagna. Il tutto in un clima social sempre più difficile da controllare quando si parla di stalker e rapporti personali.

Una donna picchiata, e violentata on-line

É  il caso di Mark Branford, un 49enne inglese che è stato arrestato con gravissime accuse, tra le quali quella di omicidio aggravato per la morte della sua amante, la 32enne Kayleigh Dunning. La vicenda è stata ricostruita dagli inquirenti inglesi di Portsmouth e solo nelle ultime settimane ha rivelato – proprio durante il processo – alcuni aspetti sconcertanti di un fatto di sangue motivato da gelosia e senso di possesso.

Il rapporto tra Brandord e l’amante proseguiva tra alti e bassi da alcuni anni con diversi tentativi di convivenza, liti e riappacificazioni. Dall’ottobre del 2018, improvvisamente, cambia tutto.

Il telefonino di Kayleigh viene rubato insieme al suo contenuto digitale. E pochi giorni dopo numerosi messaggi vengono recapitati all’impresa di pulizia presso la quale la donna lavorava alcuni video hot nei quali la 32enne fa sesso con il suo amante. I video girati consensualmente, nell’intimità e che diventano un caso di revenge-porn, accompagnati da messaggi molto espliciti e volgari. Kayleigh all’epoca aveva una relazione ufficiale. La relazione con Brandford era esclusivamente sessuale: ma diventa pubblica. E difficilissima da giustificare.

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Lo stalker

La polizia inizia a indagare e ipotizza l’esistenza di uno stalker. La donna collabora e apparentemente anche l’uomo sembra prestare conforto e attenzione alla compagna: in realtà era stato lui a organizzare tutto, inviando foto e video spinti anche ai genitori della donna. Kayleigh finisce in depressione ma il suo rapporto con Brandford non finisce. Anzi… durante una cena fuori le fa ufficialmente una proposta di matrimonio. Poi il dramma: il 17 dicembre del 2019 il corpo senza vita di Kayleigh viene rinvenuto nell’appartamento dell’uomo che nega ogni accusa e sostiene con forza la tesi che la compagna potesse essere stata uccisa dallo stesso stalker che la stava perseguitando.

Occorre più di un anno per ricostruire tutta la verità: tracciando ogni singolo messaggio, ogni video, ogni post social e Whatsapp gli inquirenti ricostruiscono il quadro. Era stato Brandford a rubare il telefono e a divulgare le immagini intime della donna. Sempre lui aveva aperto sui social alcune pagine a nome della donna per pubblicare video e foto hot. E sempre lui  aveva diffuso tutto tra amici e parenti della vittima.

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La tragedia

Il 17 dicembre, la sera in cui la donna viene rinvenuta morta, è lui a chiamare la polizia simulando un omicidio. Viene fuori anche una terza persona, “Dean”, un uomo che segretamente Kayleigh avrebbe incontrato. Tutto falso. Tutto inventato da Mark Brandford. Forse per coprire un omicidio evidentemente architettato per lungo tempo e nei minimi dettagli. Le accuse sono schiaccianti e le prove molto circostanziate. Kayleigh Dunning è stata letteralmente massacrata di botte: fatali numerosi colpi alla testa che le hanno fracassato il cranio.

In questi giorni il processo è arrivato alla sua stretta finale: si tratta di uno dei crimini che maggiormente ha appassionato l’opinione pubblica inglese tra colpevolisti e innocentisti. Brandford continua a negare ogni accusa: sia di avere ucciso la donna che di avere diffuso il loro materiale intimo.

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