Fiducia al Governo Draghi, oggi il Premier al Senato: ma la maggioranza è spaccata

Oggi, alle ore 10.00, il Premier Mario Draghi sarà al Senato per le dichiarazioni prima del voto di fiducia, che dovrebbe arrivare in serata. Intanto, però, la maggioranza sembra già spaccata.

L’ultimo passaggio, quello definitivo, che renderà il nuovo esecutivo operativo si terrà oggi, alle ore 10.00, quando Mario Draghi illustrerà il programma di governo al Senato, prima del voto di fiducia che dovrebbe arrivare in serata.  Domani, invece, sarà il turno della Camera. Ci si aspetta una maggioranza ampia pronta a votare la fiducia a Draghi, anche se il Movimento 5 stelle potrebbe destare sorprese. Potrebbero essere decide e decine i parlamentari pronti a tirarsi indietro. Infatti, non si placano le ire dei pentastellati di quanti insistono sulla necessità di ripetere il voto su Rousseau e di sospendere il capo politico Vito Crimi, ritenuto responsabile delle fallacità e delle incongruenze del quesito posto agli elettori. In particolare, la “base” del Movimento 5 stelle chiede di ripetere il voto appigliandosi alla faziosità del quesito.

Agli iscritti sulla piattaforma era stato infatti chiesto di esprimersi con un “sì” o con un “no” riguardo la fiducia al governo guidato da Mario Draghi. Ma la premessa era chiara: in caso del sì, sarebbe stato istituito un super-Ministero della Transizione ecologica, uno dei punti su cui da tempo insiste proprio il M5s. Una formulazione ambigua tanto che alcuni pentastellati come Barbara Lezzi, Luisa Angrisani e Bianca Laura Granato e dalle consigliere regionali di Lazio e Campania, Francesca De Vito e Marì Muscarà chiedono di effettuare la votazione.

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Nel Pd, intanto, esplode la polemica sulle quote rosa. Ad attaccare il suo ex è partito è Maria Elena Boschi. “C’è una sfida culturale da vincere, soprattutto nel Pd, parlano di ideali che poi rinunciano a sostenere”, attacca la capogruppo alla Camera di Italia Viva, secondo cui le “donne nel Pd sono considerate spendibili per i ruoli minori, mi spiace sinceramente per le colleghe”. Più fiducioso Nicola Zingaretti, che ribadisce l’appoggio del Pd al Governo Draghi: “L’Italia è in buone mani. Il governo Draghi rappresenta una grande scommessa che il Pd sosterrà con impegno e lealtà”, ha detto in un intervento il segretario del Partito Democratico, chiedendo di mettere da parte le asprezze inutili e ribadendo che il Partito democratico resta comunque alternativo alla Lega.

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Distanze inevitabili

La maggioranza, più che apparire solida e piena di buone premesse per un governo funzionale, sembra essere percorsa da conflitti. Fratelli d’Italia, all’opposizione, si dice ancora contraria alla formazione del nuovo esecutivo ed anche Sinistra italiana ha aperto le distanze interne in seguito al Governo Draghi. Ma la distanza maggiore resta quella tra Lega e Pd. Nicola Zingaretti, ospite a Cartabianca su Rai3, ha riferito senza indugi di preferire “una maggioranza politicamente più omogenea che forse avrebbe creato meno problemi“. Ma così non è stato.

Le tensioni della Lega 

Intanto, proprio il leader della Lega ha incontrato ieri i vertici di Forza Italia, mentre al Senato nasceva ufficialmente l’intergruppo tra Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali. Intergruppo che Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, propone di imitare. “Se Pd, M5S e Leu hanno formato un intergruppo parlamentare per coordinare la loro attività nella maggioranza a sostegno di Draghi, evidentemente contro gli altri partiti che sostengono il Governo, allora penso che anche il centrodestra debba dotarsi di un suo intergruppo per portare avanti il programma elettorale comune“, scrive Giorgia Meloni in una nota. Del resto, dopo la questione delle piste sciistiche, gli animi dei leghisti si sono accesi. Il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia si è scagliato duramente contro la decisione di Roberto Speranza, nonostante la Lega sia ora alla maggioranza. Come se non bastasse, Matteo Salvini rilancia l’ipotesi di uscita dall’euro e ricacciando la questione del Ponte sullo Stretto. Provocazioni che non fanno ben sperare e che, probabilmente, sono destinate ad esplodere.

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