Letta ci pensa. Per il Pd potrebbe essere una figura super partes. Ma sarebbe in grado di mettere un freno alle correnti?

Il ritorno dell’ex-Capo del Governo potrebbe risollevare il partito dalla crisi. Lui chiede tempo e garanzie, soprattutto ai capicorrente che hanno remato contro Zingaretti.

Enrico Letta è il deus ex-machina chiamato a salvare il Partito democratico da una crisi senza precedenti. L’ex-premier dichiara di avere bisogno di qualche giorno per valutare: “Io segretario dopo Zingaretti? Ho il Pd nel cuore, avrò bisogno di 48 ore per riflettere bene e poi decidere” dice mentre il partito si prepara all’assemblea del 14 marzo che dovrà trovare un leader che non sia solo un reggente (come pensato inizialmente andando verso il congresso), ma traghetti i dem in una delle fasi più delicate della storia del Pd.

Letta pone le condizioni: innanzitutto vanno quietate tutte le correnti interne, frenati i personalismi e impedita ogni scissione. L’altra garanzia è quella di proseguire l’alleanza con il Movimento 5 Stelle sia per quanto concerne la linea politica sia per le elezioni. Ma soprattutto Enrico Letta vuole mantenere la distanza da Matteo Renzi, verso il quale la base e lo stesso Letta provano un grave rancore. Per l’ex-premier la famosa frase “Enrico, stai sereno” suona ancora nelle orecchie come un gravissimo affronto.

LEGGI ANCHE: Decreto Sostegno slitta per contrasti in maggioranza

Enrico Letta e Mario Monti

Solo pochi giorni fa Letta aveva cercato di tirarsi fuori dalla bagarre, solidarizzando con Zingaretti tramite un messaggio su Twitter: “Con sorpresa ho letto il mio nome sui giornali come possibile nuovo segretario del Pd. Quel che penso è che l’Assemblea tutta debba chiedere a Nicola Zingaretti, al quale va la mia stima e amicizia, di riprendere la leadership. Peraltro io faccio un’altra vita e un altro mestiere“. Enrico Letta si era dimesso da parlamentare nel 2015 per dirigere la scuola di Affari internazionali di Sciences po a Parigi. In questi anni non ha rinnovato l’iscrizione al Pd, salvo poi ripensarci dopo le dimissioni di Matteo Renzi e l’elezione di Nicola Zingaretti a capo del partito.

Impostazioni privacy