Ergastolo ostativo, un equilibrio tra stabilità dell’esecutivo e battaglia per la Legalità

La delicata questione dell’ergastolo ostativo potrebbe avere ripercussioni anche nel governo. Da una parte, la stabilità dell’esecutivo. Dall’altra, la battaglia per la legalità.

Che ci sia una motivazione politica, più che tecnica, dietro la scelta del governo di cambiare linea sull’ergastolo ostativo. L’ergastolo ostativo consiste nella detenzione a vita senza alcun beneficio per buona condotta. Una pena da applicare soltanto in caso di reati gravissimi, come stragi e omicidi di stampo mafioso, nel caso in cui i condannati si rifiutino di collaborare. Una pena ritenuta incostituzionale poiché “troppo severa”. La legittimità dell’ergastolo ostativo è stata messa in discussione dalla Cassazione e, all’udienza pubblica davanti alla Corte costituzionale, è stata l’Avvocatura dello Stato a cambiare linea.

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L’avvocato dello Stato, Ettore Figliolia, invece di confermare l’ipotesi di incostituzionalità, ha aperto alla possibilità che i giudici di sorveglianza concedano i benefici anche a mafiosi e terroristi irriducibili. Invece di ritenere inammissibile o infondata la richiesta degli ermellini, infatti,  Figliolia ha invitato la Consulta a riconoscere il potere del giudice di sorveglianza di valutare le ragioni della mancata collaborazione del condannato. Un colpo di scena che chiama in causa anche il nuovo ministro della Giustizia, Marta Cartabia. Figliolia, nel suo intervento, ha infatti fatto riferimento ad una sentenza dell’ottobre del 2019 di un collegio della Consulta, che giudicava incostituzionale l’ergastolo ostativo. Di quel collegio faceva parte proprio la Cartabia, poi Presidente della Corte costituzionale.

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“Lo Stato non può arrendersi”

Il tema è ora all’attenzione della Corte costituzionale, che deve esprimersi sulla costituzionalità della norma. Cosa che avverrà dopo Pasqua. Intanto, però, la questione sembra già aprire delle falle nel governo.  “Lo Stato non può arrendersi, vanificando anni di impegno contro le organizzazioni criminali. Lo dobbiamo alle vittime, a chi combatte i mafiosi, ai nostri figli”, ha sottolineato Matteo Salvini, ricordando che “si contano 1.261 condannati a ergastolo ostativo, ovvero il 71% di chi deve scontare il carcere a vita”.

Contraria anche Giorgia Meloni, che ha così commentato: “Abolire l’ergastolo ostativo sarebbe un’offesa intollerabile alle vittime di mafia, ai tantissimi servitori dello Stato che sono caduti per combattere la criminalità organizzata e un colpo mortale al sistema di carcere duro voluto da Giovanni Falcone”. La leader di Fratelli d’Italia si è detta indignata e ha richiesto al governo di chiarire immediatamente questo cambio di rotta. “Sulla lotta senza quartiere alla mafia lo Stato non può lanciare segnali di cedimento”, ha proseguito. Anche Andrea Delmastro, responsabile Giustizia del partito, ha parlato di “un pessimo segnale nella lotta alla mafia e alle organizzazioni criminali che perseguono l’agognato obiettivo di polverizzare il regime di carcere duro sin dalla stagione delle sanguinarie stragi del 1992 – 1994″.

Critico anche il Movimento Cinquestelle. “Poco alla volta, nel silenzio generale, si stanno realizzando alcuni degli obiettivi principali della campagna stragista del 1992-1994 con lo smantellamento del sistema complessivo di contrasto alle organizzazioni mafiose ideato e voluto da Giovanni Falcone” , denuncia Di Matteo, consigliere del Csm. Della stessa linea Maresca, così come i parlamentari del M5S.

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