Pedopornografia, 2 arresti e 24 indagati: foto e video su “Kik”

L’operazione “Big Surprise” contro la pedopornografia ha permesso di disporre due arresti e ventiquattro denunce per divulgazione di materiale ritraente minori di 18 anni. Esso veniva scambiato sulla chat di messaggistica Kik al fine di aggirare i controlli. La maxi-indagine della Polizia postale è scattata a seguito di una segnalazione arrivata dal Canada.

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La rete pedopornografica era radicata in Toscana ed in altre otto Regioni – meteoweek.com

La lotta della Polizia di Stato contro la pedopornografia continua, soprattutto in un momento di boom dei crimini informatici nato nel corso della pandemia di Coronavirus. Il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online nei giorni scorsi, nell’ambito della maxi-operazione “Big Surprise“, con il coordinamento della Procura di Firenze, ha disposto con due arresti con l’accusa di detenzione di materiale pornografico che ritraeva minori di 18 anni. I due fermi sono ai danni di un uomo di 45 anni residente nella provincia di Pistoia, già noto alle forze dell’ordine per simili reati, e di uno di 47 anni residente nella provincia di Firenze. Altri sedici sono stati denunciati nella Regione, mentre il resto – per un totale di ventiquattro – in altre zone dell’Italia.

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L’operazione “Big Surprise” contro la pedopornografia

La maxi-operazione è scattata a seguito di una segnalazione della Polizia del Canada, tramite Europol. La chat di messaggistica istantanea “Kik” era infatti divenuta un canale di trasmissione di materiale pedopornografico per un gruppo di utenti. I pedofili credevano che l’utilizzo dell’applicazione in questione potesse permettere loro di evitare i controlli. Così, tuttavia, non è stato. Il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online ha infatti individuato tramite accurate indagini informatiche ventiquattro utenti coinvolti. Per questi ultimi sono scattate le perquisizioni, nonché il sequestro dei dispositivi elettronici, in tre occasioni: da ottobre 2019 ad aprile 2021.

È emerso che le immagini e i video incriminati erano reperiti dagli utenti all’interno del dark web. Poi venivano condivisi e diffusi all’interno di chat a numero chiuso. I pedofili, tuttavia, non sapevano della presenza degli agenti delle forze dell’ordine nei gruppi. “Lavoriamo sotto copertura e dobbiamo stare attenti a non essere scoperti, abbiamo nickname che durano per anni“. Lo ha spiegato la dirigente del compartimento della Polizia Postale Toscana, Alessandra Belardini. E ha aggiunto che “i poliziotti che li gestiscono e sono costretti a visionare le immagini vengono sottoposti a controlli psicofisici“.

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Le attività hanno interessato 17 province e 9 regioni, sebbene il nucleo del crimine informatico fosse in Toscana. Le ventiquattro denunce sono scattate a seguito del rinvenimento di prove di reità nei dispositivi elettronici di proprietà dei soggetti in questione. Due di loro sono stati arrestati poiché in possesso di “una ingente quantità di immagini e video a carattere pedopornografico” nonché per la “partecipazione attiva a gruppi social della medesima natura”. Il quarantacinquenne originario di Pistoia, inoltre, ha a carico precedenti per violenza sessuale. Incensurato, invece, il quarantasettenne fiorentino.

 

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