Migliora la situazione coronavirus in Italia, con un Rt che scende ancora, arrivando a 0,85. E’ quanto emerso dal monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute. Restano alti, però, i numeri dei decessi e non mostrano un esponenziale miglioramento i dati su ospedali e terapie intensive. Nel frattempo prosegue la campagna vaccinale, che però sconta i ritardi sugli anziani legati alle settimane precedenti. Nonostante tutto, forte del calo delle curva epidemiologica, il governo predispone le prime riaperture a partire dal 26 aprile.
La bozza dell’ultimo monitoraggio dell’Iss sembra mostrare una situazione epidemiologica in Italia in graduale miglioramento, a partire dall’Rt. Il documento ribadisce che dall’analisi dei dati è possibile osservare “un’ulteriore diminuzione del livello generale del rischio“. A mantenere un livello di rischio alto è la Calabria, contro 16 regioni che invece presentano un rischio moderato (di cui 4 ad alta probabilità di rischio alto nelle prossime settimane). I dati si riferiscono ai giorni che vanno dal 5 all’11 aprile, e sono stati aggiornati in data 14 aprile. A lasciar ben sperare è soprattutto l’indice Rt, che “è stato pari a 0,85, in diminuzione rispetto alla settimana precedente e sotto l’uno anche nel limite superiore“. Tuttavia, persiste una certa preoccupazione per quanto riguarda le terapie intensive, il cui tasso di occupazione resta sopra la soglia critica fissata al 30%, anche se in diminuzione, così come il tasso di occupazione in aree mediche. A ribadirlo, lo stesso documento: “Si conferma la criticità del sovraccarico diffuso dei servizi assistenziali con un tasso di occupazione a livello nazionale al sopra della soglia critica sia in terapia intensiva (39%) che in area medica (41%)“. La situazione resta sulla soglia critica in 14 regioni.
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La situazione è comunque in miglioramento, tanto che i dati più aggiornati sottolineano il calo nella pressione delle terapie intensive: ieri la percentuale media delle terapie intensive per casi di coronavirus era del 37%, e scende anche quella dei reparti ordinari (che ora raggiunge il 39%, un punto sotto la soglia critica del 40%). Eppure, gli esperti sembrano voler confermare la linea della prudenza: “L’ampia diffusione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità richiede l’applicazione delle misure utili al contenimento del contagio. L’incidenza è in lenta diminuzione ma ancora molto elevata per consentire sull’intero territorio nazionale una gestione basata sul contenimento ovvero sull’identificazione dei casi e sul tracciamento dei loro contatti. Di conseguenza, è necessario ridurre rapidamente il numero di casi anche con misure di mitigazione volte a ridurre la possibilità di aggregazione interpersonale“.
Inoltre, alla persistente pressione sulle terapie intensive si aggiungono i disagi accumulati nel corso di un anno, derivanti da una lacunosa gestione delle altre attività sanitarie. A dimostrarlo, uno studio della Fondazione Italia in Salute, e realizzato da Sociometrica, per quantificare le conseguenze dell’epidemia sul sistema sanitario non-Covid. Dallo studio emerge che ben 35 milioni di italiani hanno riscontrato problemi nell’utilizzo di servizi e prestazioni non-Covid. Sono state circa 10 milioni le persone toccate da cancellazioni e rinunce, tra cui 400mila per gli interventi di ricovero. Alti anche i numeri sugli interventi chirurgici: 600mila persone non hanno potuto fare interventi chirurgici, mentre un milione i persone ha dovuto rinunciare alle prestazioni day hospital. A fronte di tutto questo, inoltre, i decessi restano alti: solo nella giornata di ieri sono state 380 le morti registrate.
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Intanto proseguono le vaccinazioni, senza raggiungere – tuttavia – le 500mila vaccinazioni giornaliere pronosticate dal commissario Figliuolo. Al momento sono il 7,16% gli italiani che hanno raggiunto una copertura totale, mentre al 16,98% della popolazione è stata somministrata una sola dose. Per quanto riguarda il ritmo e le modalità della vaccinazione a esprimersi è proprio il commissario Figliuolo, che ribadisce: “In questo momento dobbiamo vaccinare gli over 80 e i fragili. In parallelo stiamo facendo gli over 70. Non appena avremo gli over 70 messi al sicuro faremo una revisione di tutto e con le dosi in arrivo riusciremo ad aprire poi il Paese“. Poi ancora: “Abbiamo messo a posto la macchina organizzativa e adesso che le dosi stanno arrivando sono sicuro che porteremo a casa gli obiettivi“.
Insomma, l’obiettivo resta sempre quello delle 500mila vaccinazioni giornaliere, un obiettivo che è stato solo posticipato per “oliare” la macchina organizzativa. Non abbandonato: “Io lo sapevo che all’inizio non avevamo le dosi per arrivare ad un certo numero. Ma vi posso dire che il pensiero costante del Presidente del Consiglio e poi, nel mio piccolo, il mio, è stato sempre quello di fare pressioni ovunque possibile per fare arrivare le dodici ma nel frattempo mettere a punto la macchina. Abbiamo fatto stress test in tutte le regioni ed adesso che le dosi stanno arrivando sono sicuro che noi porteremo a casa gli obiettivi“.
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Fatto sta che, sia per quanto riguarda le terapie intensive, sia per quanto riguarda i decessi, il miglioramento è in vista, ma non ancora conclamato. Ed è frutto – come al solito da un anno a questa parte – delle ripetute e insistite chiusure che sono state in grado di contenere la curva dei contagi. Sembra ancora assente una rete sanitaria solida e rafforzata in grado di contenere riaperture prolungate nel tempo. Insomma, la situazione migliora grazie alle chiusure e rischia di peggiorare nuovamente grazie a riaperture troppo coraggiose perché nel frattempo non si è stati in grado di costruire un sistema di protezione sanitaria a sé stante. Il tracciamento oltre una certa soglia di contagi resta fragile, le terapie intensive sono ancora sotto pressione, l’App Immuni è stata abbandonata a sé stessa e la campagna vaccinale migliora, viene ribadito dal governo Draghi, ma ancora non raggiunge gli obiettivi fino ad ora auspicati. La paura è che si ordinino delle riaperture senza avere la forza “sanitaria” per sostenerle. Ovviamente, l’ultima parola va agli esperti. E proprio a proposito di esperti, secondo quanto riportato da Adnkronos, l’Iss avrebbe già ribadito: “E’ necessario ridurre rapidamente il numero di casi anche con misure di mitigazione volte a ridurre la possibilità di aggregazione interpersonale”.
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