Dhl non versa contributi ai lavoratori. Sequestrati 20 milioni di euro

La società di logistica non versava i contributi dei dipendenti, in quanto “assunti” tramite società intermediarie. L’inchiesta della Guardia di Finanza ha scoperto la truffa ai danni dei lavoratori.

Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano sta eseguendo un sequestro d’urgenza da circa 20 milioni di euro nei confronti della Dhl Supply Chain Italy spa, società del colosso della logistica, per una presunta maxi frode sull’Iva. Dall’inchiesta è emerso che, attraverso società di intermediazione e finte cooperative, sarebbero stati creati “meri serbatoi di manodopera“, ossia lavoratori della logistica a cui le società intermediarie non versavano in gran parte i contributi.

Il sequestro d’urgenza è stato firmato dal pm di Milano Paolo Storari, del dipartimento guidato dall’aggiunto Maurizio Romanelli, nell’inchiesta condotta dalla Gdf. In sostanza, a quanto ricostruito dalle indagini, la società del gruppo Dhl si interfacciava con un consorzio a cui facevano capo diverse società di intermediazione di manodopera che assumevano formalmente i lavoratori della logistica. Attraverso un presunto giro di false fatture, emesse dalle società a vantaggio di Dhl, quest’ultima avrebbe abbattuto i propri costi e allo stesso tempo le altre società non versavano l’Iva dovuta e nemmeno i contributi per i facchini impiegati nelle consegne per conto di Dhl. Il sequestro d’urgenza disposto dalla Procura dovrà passare per un gip per la convalida.

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Ricostruendo la “filiera della manodopera” è stato accertato che i rapporti di lavoro “con la società committente“, ossia Dhl, venivano “schermati” da un consorzio, una “società filtro“, che si avvaleva a “sua volta di 23 società cooperative“, le società “serbatoio“, che si avvicendavano nel tempo “trasferendo la manodopera dall’una all’altra, omettendo sistematicamente il versamento dell’Iva e, nella maggior parte dei casi, degli oneri di natura previdenziale“. Così spiegano gli investigatori della Gdf. Alla stessa Dhl Supply Chain Italy è stata notificata “una informazione di garanzia in tema di responsabilità amministrativa degli enti in relazione agli illeciti penali commessi dai dirigenti”.

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L’indagine definita “Operazione Mantide” deriva da un’indagine svolta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Gdf di Milano “unitamente alla contestuale attività ispettiva del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate“. Sono state eseguite perquisizioni nelle provincie di Milano, Monza-Brianza, Lodi e Pavia, a carico delle persone “fisiche e giuridiche coinvolte“. L’inchiesta ha messo in luce, come chiariscono gli investigatori, “una complessa frode fiscale caratterizzata dall’utilizzo di fatture soggettivamente inesistenti, da parte della multinazionale, e dalla stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, effettuata in violazione della normativa di settore“. Gli accertamenti hanno, inoltre, fatto emergere che Dhl non ha adeguato il proprio modello organizzativo “alla nuova disciplina prevista dal Decreto legislativo 124/2019 convertito nella Legge n. 157/2019, che ha ricompreso tra i reati presupposto della responsabilità amministrativa degli enti anche il reato di cui all’art. 2 del Decreto Legislativo n. 74/2000“, ossia la “dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti“.

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