Tragedia Rigopiano, uno studio nega correlazione tra sisma e valanga

Si tratta di uno studio realizzato dal professor Pugno dell’Università di Trento sulla più grave tragedia mai accaduta in montagna nel nostro Paese

Rigopiano-Meteoweek.com

Non ci sarebbe alcuna correlazione tra sisma e valanga nella tragedia di Rigopiano. È quanto emerge da uno studio realizzato dal professor Nicola Pugno dell’Università di Trento e apparso sulla rivista Matter, per il quinto anniversario di uno dei drammi più gravi in montagna mai occorsi nel nostro Paese. La tragedia si è verificata il 18 gennaio 2017 a Farindola, in provincia di Pescara. Lo studio del professore si è incentrato sul ruolo avuto dai terremoti avvenuti nelle ore precedenti alla valanga.

Pugno, esperto di meccanica della frattura, è stato incaricato col prof. Giorgio Rosatti, come perito di parte da Studio 3A, azienda che si occupa di risarcimento danni e che assiste con il legale Andrea Piccoli, Giampaolo Matrone, pasticciere di Monterotondo sopravvissuto alla tragedia.

L’uomo, in vacanza in quel periodo come altri ospiti dell’hotel, e che oggi ha 38 anni, è rimasto sotto la valanga per 62 interminabili ore, e si è miracolosamente salvato ma il prezzo che ha pagato è stato altissimo. Purtroppo sua moglie, che era con lui, non ce l’ha fatta. L’uomo ha riportato anche gravi menomazioni agli arti, per non parlare delle ripercussioni dal punto di vista psicologico, che lo segneranno inevitabilmente, per sempre.

L’esperto, nel suo studio, ha concluso che «ad oggi non vi è alcuna evidenza di un ruolo del terremoto sul distacco della valanga, confutando la tesi opposta sostenuta da alcuni professori dell’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara, consulenti tecnici degli imputati, secondo cui i terremoti avrebbero invece rivestito un ruolo dirimente». 

Nella nota si legge ancora che «gli autori di quest’ultimo studio, assumendo che il terremoto sia come concomitante al distacco della valanga (anche se l’ultima scossa è avvenuta in realtà più di mezz’ora prima), calcolano l’altezza di neve che congiuntamente al sovraccarico del terremoto provocherebbe il distacco della valanga e assumono questo scenario arbitrario come quello accaduto».

Lo studio realizzato dal professor Pugno «dimostra che il loro ragionamento porta all’assurdo che ogni terremoto (o anche ogni minima vibrazione) risulterebbe causa di distacco di una valanga successiva, anche di anni. I docenti dell’ateneo pescarese, inoltre, si rifanno a un recente articolo di letteratura che propone un nuovo modello teorico per mostrare come un terremoto possa portare al ritardo nel distacco di una valanga. Il professor Pugno dimostra che questo modello richiede come input un parametro arbitrario (una fessura iniziale generata dal terremoto) con cui è possibile giustificare ogni ritardo tra terremoto e valanga, quindi tra gli infiniti scenari anche quello di Rigopiano, senza che ciò implichi la anche minima evidenza di correlazione tra terremoto e valanga per questo caso specifico», è scritto ancora nella nota.

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La società che assiste legalmente Matrone ha inoltre sottolineato anche altri  punti chiave dello studio del professor Pugno. «È improbabile che il terremoto abbia avuto un ruolo nel distacco della valanga, poiché esso avrebbe dovuto generare una fessura sufficientemente lunga, ma che non si è propagata durante il terremoto stesso (lo ha fatto solo in seguito). Questo è improbabile poiché la fessura causata da un terremoto è, secondo la consolidata meccanica della frattura (Griffith, 1921), di tipo instabile ovvero, se si innesca, non si può più arrestare», scrivono ancora dalla società. «Non essendo disponibili dati certi sulle proprietà meccaniche (e gli spessori) della neve, il ruolo del terremoto sul distacco della valanga non può essere, con assoluta certezza, né provato né escluso».

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Sempre secondo lo studio «si è dimostrato che questi terremoti hanno prodotto dei sovraccarichi sul manto nevoso preesistente che, espressi in termini di spessore, sono equivalenti solo a pochi centimetri di neve fresca. Dato che nelle ultime 72 ore antecedenti la valanga ne sono caduti circa 3 metri nella zona del distacco, risulta evidente come l’effetto di tali terremoti sia stato trascurabile rispetto a quello, peraltro prevedibilissimo, anche perché in atto, della nevicata. Conclusione peraltro in perfetta aderenza con quella dei primi periti della Procura di Pescara già espressisi in merito».

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«Anche assumendo, inverosimilmente, che il sovraccarico di uno di questi terremoti abbia innescato la valanga (il che significa, alla luce di quanto detto sopra, che la valanga si sarebbe innescata con un sovraccarico equivalente di pochi centimetri di neve), questa si sarebbe probabilmente comunque distaccata nelle seguenti due ore anche in assenza di terremoto, rispetto all’ora in cui si distaccò quel giorno, durante le quali sono infatti scesi altri circa 10 centimetri di neve fresca», conclude la società.

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