Task force europea smaschera le fake news del Cremlino

A Bruxelles, un team Ue di 40 persone è al lavoro per raccogliere tutti i dati sulla propaganda diffusa dai siti controllati da Mosca.

“Non ci sono mai stati soldati russi nel Donbass ucraino” (è falso: ci sono le prove, senza parlare delle compagnie private inviate da Mosca). “La Nato promise a Gorbaciov che non si sarebbe allargata ad Est” (falso anche questo, a detta dello stesso Gorbaciov). “Gli Stati Uniti stanno tramando per un’altra pandemia” (falso, si stavano solo preparando ad affrontare una eventuale nuova pandemia). “Le elezioni americane del 2020 sono state massicciamente corrotte” (falso, è stato stabilito diversi tribunali).

Gli esempi che avete letto sono solo quattro casi di disinformazione russa infiltrata e rilanciata da diverse testate filo-moscovite nelle lingue occidentali negli ultimissimi tempi, in un momento in cui, spiegano fonti dell’Unione europea, la propaganda russa nel continente è decisamente cresciuta di tono con l’intensificarsi delle tensioni intorno al confronto in Ucraina. Abbiamo indicato questi esempi perché sono tutti passati su siti in lingua italiana, vale a dire il celebre Sputnik (it.sputniknews.com) e il meno conosciuto Geopolitica.ru (collegato all’ultrasciovinista russo Aleksandr Dugin), e perché figurano tra i siti registrati dall’Ue, più precisamente su EUvsDisinfo, sito lanciato nel 2015 dall’Eeas, il Servizio europeo per l’azione esterna, il ministero degli Esteri dell’Unione in buona sostanza.

Tredicimila casi di fake news filo-russe

Il portavoce del Servizio di azione esterna dell’Ue, Peter Stano – Meteoweek

Sono 13mila, 5mila dei quali riguardanti l’Ucraina, i casi documentati di diffusione di fake news orchestrate dal Cremlino e segnalati da EUvsDisinfo. Del resto è sufficiente una veloce ricerca su Twitter e Facebook per rendersi conto che sono molti gli utenti italiani a esserci cascati e ad averli ripostati, perfino quelle quattro fake news di cui sopra. Che si tratti di “utili idioti”, per citare, non casualmente, il gergo della Guerra Fredda, oppure finti profili creati dai russi, o ancora persone arruolate o infine collegate a movimenti politici europei di destra o di estrema destra (o comunque riconducibili a questo ambiente), sta di fatto che hanno consentito alla propaganda di Mosca – di post in post, di like in like – di disseminarsi nell’ecosistema mediatico di casa nostra, inquinando così il nostro sistema informativo.

Non è la prima volta che la Ue accusa Mosca di fare disinformazione. “Ci concentriamo sulla Russia perché questo è il mandato con cui abbiamo creato EUvsDisinfo, ma non è un caso. Perché è da lì che provengono le maggiori minacce di disinformazione, da lì attori statali e non-statali puntano ad attaccare l’Ue con le fake news. La Cina disinforma con l’obiettivo di migliorare la sua immagine, ma la Russia vuole proprio destabilizzarci, dividerci”, spiega nel suo ufficio di Bruxelles Peter Stano, portavoce dell’Eeas e dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell, secondo il quale in questi ultimi mesi i temi prioritari della strategia russa sono stati tre: “L’Ucraina come strumento dell’aggressione della Nato e dell’Occidente, che sarebbero i responsabili della crisi, e poi la Bielorussia e il Kazakistan, dove l’Occidente sognerebbe nuove ‘rivoluzioni colorate’. L’infodemia sul Covid-19 e i vaccini è invece stata abbandonata”.

In quaranta al lavoro nella task force europea anti-disinformazione

Qui, nel quartier generale dell’Eeas, a lavorare nell’équipe anti-fake news sono “circa 40, non molti rispetto a chi ci attacca, ma pur sempre in contatto con i colleghi dei vari Stati nazionali”, spiega: “Sono funzionari dell’Ue, giornalisti, traduttori, analisti dei dati, esperti dei social, con un numero elevato di cittadini dell’Europa centrale e orientale”. Ciò che colpisce, leggendo le analisi di EUvsDisinfo.eu, è il tono fermo e deciso contro il Cremlino, ben distante dal linguaggio vagamente burocratico, da funzionario, dico-e-non-dico, che spesso caratterizza le istituzioni europee. Segno che Bruxelles non sottostima la minaccia, come mostra anche il rapporto finale della commissione speciale del Parlamento europeo sulle interferenze straniere e la disinformazione (Inge). In Europa il canale di diffusione delle fake news si concentra anzitutto in RT-Russia Today, il canale di Mosca che ha filiali e siti nelle principali lingue occidentali. Ma il network dei siti e dei profili social è ampio e internazionale.

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Altre due bufale create da Mosca e che, ripostate dai creduloni del vecchio continente, risultano tra quelle registrate sul sito dell’Unione europea da dicembre fino a oggi: “Le forze ucraine e l’Occidente faranno ricorso a provocazioni con le armi chimiche” (sul sito ungherese oroszhirek.hu e sulla versione spagnola di Sputnik), “I servizi segreti ucraini hanno coordinato le proteste in Kazakistan” (sul sito tedesco de.news-front.info). Ci sarebbero anche i tiktoker assoldati dal Cremlino e le finte agenzie che cercano di comprare influencer francesi e tedeschi, ma qui si scade nella farsa.

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È evidente che i governi occidentali cercano a loro volta di condizionare le opinioni pubbliche coi loro “spin” e che anche i mass media possono rivelarsi più o meno compiacenti verso le loro versioni dei fatti. Ma nel caso dell’Ucraina è difficile non ricordare che nel 2014 è stata Mosca a invadere la Crimea e che il suo supporto militare è risultato decisivo alla presa del potere dei filorussi nell’Est ucraino. Non andrebbe ugualmente dimenticato che fu proprio un missile dei separatisti filorussi a colpire il 17 luglio 2014 l’aereo MH17 in volo da Amsterdam a Kuala Lumpur. Tutte notizie che i follower italiani di Sputnik&Co. non leggeranno mai.

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