Ucraina: c’è un italiano bloccato a Kherson con moglie e figlia di 22 mesi

Giovanni Bruno è bloccato in Ucraina. Siciliano, la moglie è nata lì ed erano venuti tre settimane fa a Kherson con la figlia piccola a trovare i parenti. Sono rimasti bloccati, andando via rischiano di finire in mezzo agli scontri a fuoco. La situazione in città è terribile, mancano cibo e medicine. 

Ci sono ancora una trentina di italiani in Ucraina che la Farnesina sta tentando di fare rientrare rapidamente in Italia, tra questi preoccupa in particolare la situazione di Giovanni Bruno, siciliano di 35 anni nato a Pozzallo che di mestiere fa il marittimo, bloccato a Kherson nella zona meridionale del Paese.

Racconta di una situazione drammatica della popolazione locale, che si trova a fare lunghe file per l’acquisto di beni alimentari o a sperare che arrivino nelle farmacie medicine per loro indispensabili.

L’unica soluzione sarebbe un corridoio umanitario che ci permetta di uscire da Kherson, direzione Moldavia o anche per andare in Crimea o in Russia. So che è una pazzia, ma da lì sarebbe più facile tornare in Italia. L’importante è uscire dall’Ucraina racconta Bruno.

“NESSUNO CREDEVA A QUEL CHE POTEVA SUCCEDERE”

Giovanni è sposato con una donna ucraina, “il 20 febbraio siamo venuti, con mia moglie e mia figlia di 22 mesi, a trovare i parenti” racconta, ma non sono riusciti più a tornare in Italia. “E’ dal 2014 che gli ucraini dicono che sarebbe scoppiata una guerra. Non ci credeva più nessuno” spiega, ora purtroppo “la città è circondata dai militari, non ci fanno uscire e non fanno entrare nulla“.

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Bruno racconta com’è la quotidianità in un Paese invaso: “Ogni mattina usciamo in cerca di cibo. I supermercati hanno finito tutte le scorte, ci sono gli agricoltori che vengono con i camion a vendere i loro prodotti. File di 150 persone per comprare patate, cipolle, aglio. Qualche volta delle uova, un po’ di latte“. Mancano anche alcuni prodotti per la bambina, “i pannolini, per esempio, per fortuna ne avevamo fatto una bella scorta, ma ormai stanno finendo“.

Una strada di Kherson, oggi occupata dai russi

SCAPPARE E’ TROPPO PERICOLOSO

L’unica fortuna, se così si può chiamare, è che la città è stata presa dai russi e quindi non ci bombardano continua nel suo tragico racconto. Spiega anche che stata creata una “chat di gruppo con gli italiani di Kherson e della zona. Siamo una quarantina in tutto nel gruppo tra italiani e familiare. Qui riceviamo aggiornamenti della Farnesina, ci tengono informati sulla possibilità di un corridoio umanitario“.

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Ma mettersi in viaggio in questo momento è troppo pericoloso, infatti si combatte nella vicina Mylokaiv (a circa un’ora di macchina da Kherson) e il rischio di imboscate o di rimanere coinvolti negli scontri è troppo alto. Di certo “ce ne dobbiamo andare. Lo dobbiamo fare per mettere in salvo la nostra bambina” continua Bruno. Purtroppo la moglie dovrà separarsi dai suoi cari con la preoccupazione di cosa possa accadergli in quanto non è possibile “portare con noi i parenti ucraini. Mio suocero ha meno di 60 anni, per lui non c’è possibilità di andarsene”.

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