Putin interrompe le forniture di gas a Polonia e Bulgaria, il destino dell’Italia si decide a metà maggio

La scelta di Putin di interrompere le forniture a Polonia e Bulgaria, dopo il loro rifiuto di pagare il gas in rubli, sembra il preludio a ciò che accadrà a breve nel nostro paese. 

Ansa

“Un ricatto inaccettabile all’Europa, ma siamo pronti”

Con queste parole, Ursula Von der Leyen ha commentato la scelta di Gazprom di interrompere le forniture di gas verso Polonia e Bulgaria, dopo il loro rifiuto a pagare in rubli quanto pattuito. Una mossa che non può che essere intesa come un avvertimento ai paesi occidentali. Se le sanzioni continuano, Mosca è pronta a diminuire gradualmente le forniture verso il vecchio continente e tutti coloro che continueranno ad appoggiare la linea intrapresa da Stati Uniti e Ue. Biden comunque non sembra voler abbassare i toni, e ad ogni incontro per discutere del conflitto  in Ucraina, ribadisce come l’America sia disposta a tutto per aiutare Zelensky a vincere questa guerra, forte anche dell’appoggio di Boris Johnson. L’Occidente continua a professarsi convinto di avere tutti gli strumenti per vincere questo scontro con Mosca, mentre il Cremlino continua invece ad accusare la Nato di utilizzare l’Ucraina come terreno di scontro per mettere in pericolo la sicurezza nazionale della Russia. Putin continua infatti ad accusare l’alleanza atlantica di aver dato inizio a una “guerra per procura”. 

Nella giornata di ieri, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres è volato nella capitale russa per tentare di convincere Putin a concedere un cessate il fuoco, e a dimostrarsi più morbido nelle trattative per la pace che sono ormai ferme da settimane, in particolar modo dopo quel massacro di Bucha che tanto ha indignato l’Occidente. Mosca però non rinuncerà mai alla Crimea e al Donbass, e questo Putin lo ha ribadito negli ultimi giorni. Nessuna garanzia di sicurezza può essere concessa al governo ucraino fin quando non accetterà questo compromesso. La Cina continua ad assistere a questo scontro, provando a restare il più neutrale possibile, ma c’è preoccupazione per una possibile deriva nucleare. Lo ha spiegato il portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin:  “Nessuno vuole assistere allo scoppio di una terza guerra mondiale”. Non ha certo contribuito poi a distendere il clima, il fatto che, proprio mentre Guterres era in visita a Mosca, alcuni missili russi abbiano colpito un edificio residenziale di Kiev. Un episodio che forse ha convinto Guterres ad ammettere il fallimento diplomatico del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. 

La Commissione Europea attacca Putin e lo accusa di voler ricattare il vecchio continente con il gas

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Dopo un altro incontro congiunto con il premier ucraino Zelensky, il segretario dell’Onu ha dichiarato che “il Consiglio di sicurezza non è riuscito a fare tutto ciò che era in suo potere per prevenire e porre fine a questa guerra. E questo è fonte di grande delusione, frustrazione e rabbia”. Più passano le settimane, più si fa strada l’ipotesi di una guerra molto lunga, che potrebbe durare per anni e cambiare per sempre quella stabilità geopolitica che fino ad adesso aveva comunque caratterizzato una buona parte delle nazioni del vecchio continente. E la scelta di Putin di pretendere il pagamento in rubli per le forniture di gas, viene vista dalla Commissione Europea come un intollerabile ricatto che nessuno è disposto a tollerare. Al momento, a cedere è stata soltanto l’Ungheria, che ha acconsentito al pagamento in rubli del gas, scatenando l’ira della Von der Leyen che ha promesso che verranno attivate al più presto le pratiche epr una procedura d’infrazione contro la nazione. dal canto suo, il Ministro degli Esteri ungherese Szjjarto ha rivendicato la sua scelta: “L’Ungheria non ha dubbi sul proprio obbligo di pagare il gas russo nel modo che garantisca la sua regolare fornitura. L’approvvigionamento dell’energia è materia di sicurezza nazionale e il governo ha il dovere di garantire la sicurezza ai cittadini”.

Il vero problema per il governo ucraino non sarà la carenza di armi, ma di uomini 

La tensione non scende, e adesso l’Ue si prepara a quello che diventerà il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca da quando questa guerra è iniziata. Dovrebbe essere approvato in settimana e ci sarà al suo interno anche uno uno stop graduale al petrolio. Un embargo che rischia però di disunire alla lunga il vecchio continente: rinunciare alle forniture russa sembra al momento una mera utopia, e il rischio che anche le nazioni più ricche vengano lacerate dalle tensioni sociali a seguito di questa scelta, non va sottovalutato. Zelensky sembra sempre più in difficoltà ogni giorno che passa e continua a chiedere all’Occidente di non interrompere la fornitura di gas. Il problema però è che i soldati ucraini continuano a morire, schiacciati dalla superiorità militare di Mosca, e tra un po di tempo il vero problema per Kiev sarà proprio la mancanza di combattenti. 

Il governo può anche disporre del triplo delle armi attuali, ma diventa difficile resistere se poi non ci sono uomini sufficienti ad utilizzarle. Per l’Italia la vera deadline adesso è a metà maggio, quando è prevista la scadenza per il pagamento delle forniture di gas. La situazione nel nostro paese, da un punta di vista energetico, rischia di diventare drammatica, anche perché Draghi ha già dichiarato che il governo non ha nessuna intenzione ad acconsentire al pagamento in rubli. 

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