Uccise il padre soffocandolo: condannato a 12 anni

L’uomo, dopo aver assassinato il padre, si era costituito. Ma la procura aveva chiesto una pena di 21 anni

Il 15 agosto 2020, Amor Ben Algia, 40enne tunisino, aveva assassinato suo padre soffocandolo. Adesso la Terza Corte d’Assise di Roma lo ha condannato a 12 anni di prigione.

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Ma la procura aveva chiesto 21 anni. I magistrati, tuttavia, condannando il 40enne, gli hanno riconosciuto le attenuanti generiche e quella della provocazione. L’omicidio era occorso nella notte di Ferragosto 2020, in una casa di Ostia, dopo un litigio in cui il tunisino aveva soffocato il padre con le sue mani, per poi costituirsi, recandosi dai carabinieri.

Il rapporto padre e figlio era molto teso da parecchio tempo. L’avvocato difensore dell’uomo è Maria Nellina Spataro, che durante il suo intervento aveva messo in evidenza «come il fatto fosse avvenuto in pochi secondi senza aver avuto il tempo di realizzare cosa stesse accadendo».

«È stato un processo complicato, basato soprattutto sui consulenti di parte», è stato il commento della legale dell’imputato, dopo il verdetto. «Il medico legale della pubblica accusa ha dichiarato che la causa della morte dovesse essere riconducibile a un’azione meccanica violenta, di pochi secondi e non intensa, esercitata sul collo tale da provocarne un arresto cardiaco e respiratorio.

Il medico legale della difesa ha confutato questa teoria, sulla scorta della mancanza di lesività sul collo, sulla circostanza che le vie aeree non erano occluse e sulla unilateralità dell’azione avvenuta solo sulla parte sinistra sul collo. Ragione per cui l’unica causa della morte è riconducibile alla stimolazione del nervo vago di sinistra. Elemento certamente utile ad interrompere il nesso di causalità. Tutte circostanze che rendono incompatibili la morta con una azione meccanica violenta sul collo». 

L’avvocato ha infine comunicato che intende procedere con l’impugnazione del verdetto di primo grado, facendo richiesta di riapertura di istruttoria dibattimentale.

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