La ragazza sequestrata e incatenata dalla madre:«Trattata come una bestia»

La 21enne, sequestrata in casa dalla madre che l’aveva legata con delle catene, racconta l’orrore vissuto:«Facevo i miei bisogni in un secchio, non potevo andare a scuola. Minacciava di uccidermi se avessi detto la verità»

Una ragazza di 21 anni era scappata di casa e da quando era occorsa questa cosa, la madre l’aveva incatenata. È quanto è emerso dall’ordinanza che ha portato all’arresto di Maria, madre di una ragazza di Aiello del Sabato (Avellino), che aveva tenuto per anni sua figlia sequestrata in casa.

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La sorella 18enne della ragazza l’ha salvata denunciando tutto ai carabinieri. Ella, infatti, racconta, come riporta Il Corriere della SeraNel 2018 mia sorella scappò di casa. I miei genitori denunciarono la scomparsa ai carabinieri di Aiello del Sabato e il giorno seguente fu ritrovata nella zona. Dopo qualche giorno, da quell’episodio, nostra madre legò mia sorella al letto della camera matrimoniale.

Quando nostro padre si accorse della cosa, urlò contro mia madre ma lei fu irremovibile e gli disse che se la cosa non fosse stata di suo gradimento sarebbe potuto tranquillamente andar via di casa. Stesse parole furono pronunciate anche a noi figli quando tentammo di farla ragionare».

La 21enne ha raccontato ai carabinieri di aver «trascorso gli ultimi tre anni della mia vita come una bestia». La sorella dice che dal 2018, non c’era una giornata in cui la ragazza non era legata a letto, persino al suo compleanno. «Nostra madre la liberava solo quando la portava (molto raramente) a casa di nostra nonna materna. Quando eravamo lì, magari durante il Natale o il Capodanno, fingevamo tutti che non ci fossero problemi in famiglia».

Una serie, dunque, di omissioni e silenzi per paura. La 18enne prosegue nella sua testimonianza, dicendo che sua sorella «mangiava una volta al giorno la sera, quando mia madre era in casa. Era lei a portarle la cena, ma non le pietanze preparate la sera», bensì le dava gli avanzi del pranzo. «A mia sorella era vietato lavarsi. Le era consentito solo quando andavamo a far visita ai parenti».

Come emerge dall’ordinanza, il pm chiede: «In questi anni, nessuno della famiglia ha cercato di liberare sua sorella o ha chiesto a sua madre di farlo?». E la ragazza: «No, nessuno, compreso mio padre, ha mai osato tornare sull’argomento perché nostra madre ci minacciava di mandarci via da casa e tutti noi temevamo che potesse farlo davvero». Ma lei si è opposta e ha scelto di denunciare, ponendo fine all’omertà, pur continuando a temere. «Quando sono tornata dopo la querela ho trovato in casa solo i miei fratelli di 19 e 17 anni. Hanno capito che c’entravo qualcosa con quella storia e mi hanno intimato di andare dai carabinieri a ritirare la querela. Temo anche di subire ripercussioni da parte dei miei fratelli».

I fratelli

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Intanto, la 21enne, dopo la liberazione da parte dei carabinieri, ha raccontato agli inquirenti:«Non mi potevo lavare, né mia madre mi lavava i vestiti, per cui anche a scuola, venivo apostrofata come “puzzona”. Quando ho il ciclo mestruale, mia madre mi dà solo dei fazzoletti da usare, senza assorbenti, per cui è una situazione indescrivibile per me. È arrivata a spegnermi le sigarette sul seno.

Mia madre, inoltre, non voleva che frequentassi la scuola per cui mi vietava di fare i computi, così che io fossi bocciata. Mi vietava di fare i compiti per farmi bocciare. Mi ha ritirato da scuola quando ho compiuto quattordici anni. In casa ero praticamente una serva, costretta ad occuparmi della casa e dei miei fratelli e se i miei fratelli avessero combinato qualche guaio, sarei stata sempre io ad essere picchiata».

La ragazza racconta che era esausta di tutti quei soprusi, ecco perché aveva più volte tentato la fuga da casa. «Quando però venivo ritrovata mia madre mi minacciava nuovamente che se avessi raccontato qualcosa, sarei finita per strada per sempre. Per cui, nonostante quello che vivevo, rimanevo zitta davanti ai carabinieri, sperando che mia madre si spaventasse e smettesse di torturarmi. Invece era sempre peggio», ha detto ai militari.

Le catene 

La giovane ha inoltre raccontato ai carabinieri che la madre la «trascinava in catene dalla camera da letto alle scale e viceversa. Dato che non potevo muovermi, è stato da allora che mi faceva fare i bisogni in un secchio. Dopo qualche mese mia madre una mattina mi lasciò legata nella camera da letto, dicendomi che doveva andare a fare una visita e che dopo sarebbe tornata e mi avrebbe portata sulle scale. Da quel giorno, invece, io non sono più uscita da quella stanza. Trascorrevo le mie giornate legata alla rete del materasso, con le tapparelle abbassate, digiuna e senza acqua, costretta a fare i miei bisogni nel secchio. Così ho trascorso gli ultimi tre anni della mia vita, come una bestia».

Poi, l’incubo è finito quando sono giunti i carabinieri ed è stata liberata. L’unica cosa che ha chiesto ai militari è stata di non essere riportata in quell’abitazione, perché, sottolinea:«Mia madre ha sempre detto che se mai fosse venuta fuori la verità su quello che subivo in casa, lei avrebbe ucciso me e chiunque mi avesse aiutato, per cui temo davvero che possa fare del male a me e a mia sorella». Eppure, nonostante le violenze e le vessazioni siano terminate, il timore e le lesioni nel cuore, saranno molto dure da cicatrizzare.

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