Crisi Governo: ok decreto Aiuti ma il M5S lascia l’aula. Cosa farà Draghi?

Il Movimento 5 Stelle non partecipa al voto del Senato sul decreto Aiuti. Draghi valuta che la maggioranza è a forte rischio e potrebbe dimettersi già nel pomeriggio. Molto dipenderà dalla consultazione con Mattarella. 

E’ passata la fiducia posta dal governo sul decreto Aiuti: 172 voti favorevoli e 39 contrari è il risultato della consultazione a palazzo Madama. Ma come annunciato dal Movimento 5 Stelle tutti pentastellati del gruppo al Senato hanno lasciato l’aula, non rispondendo alla chiamata né partecipando al voto. Passa quindi il decreto in via definitiva e ora è legge.

Il Senato è diventato il nuovo teatro della crisi di governo innescata da Giuseppe Conte. Nonostante l’approvazione del decreto, Mario Draghi deve fare i conti con una maggioranza troppo frammentata, il M5S nonostante la fuoriuscita del gruppo guidato da Lugi Di Maio rimane decisivo per le sorti dell’esecutivo. Per questo motivo il premier alla conclusione del voto ha lasciato palazzo Chigi per recarsi dal Presidente della Repubblica a ricevere indicazioni su come procedere. Si paventa seriamente l’ipotesi di dimissioni.

SI VA AL VOTO?

Certo i pentastellati non potevano scegliere un momento peggiore: tra guerra, Pnrr, crisi idrica ed energetica e l’approvazione della finanziaria e di varie riforme ci sono ancora molti motivi affinché questo governo arrivi alla fine del suo mandato previsto per la primavera prossima. La via potrebbe essere sì quella di un nuovo esecutivo, ma anche quella di una verifica di maggioranza. Non è detto che gli esponenti dei 5S seguano tutti le indicazioni di Conte e soprattutto vogliano tornare al voto così presto.

IL PRECEDENTE DI LETTA

Anche il segretario del Pd Enrico Letta è dell’avviso di passare da una nuova fiducia. Lo fa per esperienza diretta, come quando nel 2013 chiese la fiducia al suo governo e Silvio Berlusconi si pose di mezzo, affermando che il suo partito non lo avrebbe appoggiato. Ma molti esponenti di Forza Italia fecero ricredere il Cavaliere che alla fine fu costretto a tornare suoi suoi passi addirittura con un discorso in Parlamento.

Non è detto però che Draghi abbia tutta questa voglia di aprire un braccio di ferro con i partiti. Lui, tecnico prestato alla politica che forse di politica è già stanco, potrebbe semplicemente scegliere di lasciar fare a qualcun altro. Molto dipenderà da ciò che si sono detti con Mattarella.

UNA MAGGIORANZA CHE NON C’E’

In tutto questo c’è ancora una grave incognita che Draghi conosce bene, ovvero la volontà di Matteo Salvini di rimanere nella maggioranza. Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia si sono sempre detti indisponibili a un governo con Pd e M5S, se dovesse mancare anche il Carroccio sarebbe impossibile pensare di andare avanti. Salvini deve comunque prima confrontarsi con l’ala governista della Lega, rappresentata dal ministro Giancarlo Giorgetti che già una volta ha stoppato le sue decisioni. Rimane tutto nelle mani di Draghi e della sua volontà di proseguire, se ancora ce ne fosse. Un altro governo è molto difficile da immaginare, non ci sono maggioranze pensabili e questo ci porterebbe al voto anticipato a Ottobre 2022. Nel pomeriggio il premier e il presidente scioglieranno i dubbi.

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