Cosa vuole Putin ? L’obiettivo potrebbe essere diverso da come appare

Cosa vuole davvero Putin? La mobilitazione militare parziale è una doppia arma, minaccia l’Occidente ma allo stesso tempo potrebbe essere un tentativo di fare la voce grossa per aprire una nuova trattativa e chiudere, almeno per ora, le ostilità.

La decisione di Putin di chiamare alle armi 300mila cittadini potrebbe essere l’inizio di una svolta da parte della Russia che intensifichi la guerra in Ucraina o addirittura apra nuovi fronti verso nuove frontiere, aumentando il rischio di una guerra mondiale. Ma paradossalmente potrebbe anche essere la strada per la fine del conflitto.

Non è uno scherzo, la scelta del capo del Cremlino potrebbe essere un modo per aumentare le pretese e fare la voce grossa in vista di una nuova trattativa che ponga finalmente fine alle ostilità. L’Ucraina non ha ceduto come sperava, diversi territori come l’Oblast sono tornati sotto il controllo di Kiev e l’esercito russo appare stanco e demotivato, situazione che farebbe tendere Putin verso un “onorevole ritiro” magari dopo avere annesso il Donbass grazie al referendum farlocco appena indetto.

ALZARE LA POSTA

E’ dello stesso avviso anche Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, secondo il quale “Putin vuole alzare la posta, non allargare il conflitto, ma il rischio di un’escalation c’è“. Secondo l’esperto “Il riconoscimento da parte della Russia delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, il giorno prima dell’inizio dell’operazione in Ucraina, aveva rappresentato il riconoscimento di entità politico-territoriali di una parte dell’Ucraina abitata per lo più da popolazioni russofone e in certi casi russofile, considerando che due milioni di civili del Donbass sono fuggiti in Russia”. 

L’iniziativa russa ha lo scopo di congelare il conflitto e, soprattutto, di lanciare un monito: ‘Noi siamo disposti a difendere queste aree in quanto territorio russo, voi siete disposti a fare la guerra alla Russia?‘. È un monito rivolto a tutti i Paesi Nato, in particolare a quelli europei, che in questa guerra stanno perdendo tutto“. Ragion per cui ora le possibilità sono tre: “una guerra di attrito prolungata, un’escalation che potrebbe coinvolgere l’Occidente o un congelamento del fronte che apre uno spiraglio per avviare le trattative, fronte sul quale è molto attiva la Turchia“.

APERTURA ALL’UCRAINA?

Il ritiro dalla zona di Kharkiv potrebbe infatti essere la base per una trattativa in cui Erdogan funga da mediatore. “I russi si sono ritirati anche da posizioni difendibili, nell’area al confine settentrionale dove avevano linee di rifornimento garantite da Belgorod, in territorio russo. Non escluderei che il ritiro abbia potuto rispondere all’esigenza di creare condizioni favorevoli all’apertura di un negoziato, consentendo a Zelensky di vantare un successo militare mai visto finora e sedersi al tavolo del negoziato da una posizione più vantaggiosa“.

L’EUROPA SIA FINALMENTE PROTAGONISTA

Le condizioni per un accordo tra le parti quindi ci sarebbero, ognuno potrebbe dichiararsi a suo modo vincitore. Questo non metterebbe fine alle tensioni e al conflitto ma almeno permetterebbe un cessate le armi. “Dipenderà dalla volontà degli europei di svolgere finalmente un ruolo da protagonisti in una guerra che minaccia la nostra sicurezza – continua Gaiani –. Finora l’Europa è mancata come soggetto geopolitico e si è limitata a seguire la Nato e gli angloamericani. Quanto sta succedendo dovrebbe essere valutato anche alla luce degli interessi dell’Europa. Ci sono valutazioni di organizzazioni non certo filorusse che paventano che l’obiettivo vero della guerra sia la distruzione del primato dell’Europa come potenza economico-industriale. La Russia ne uscirà logorata ma l’Europa in primavera rischia una devastazione economico-industriale senza precedenti. Se questa è la realtà, dobbiamo venire a patti con la Russia o cessare di essere una potenza economica e industriale. E domandarci chi ci guadagnerà” conclude.

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