La vittoria del partito degli assenti: un italiano su tre non ha votato

Il partito del non-voto mai così in alto in Italia: ha votato solo un terzo degli italiani, indignato da una campagna elettorale povera e scadente, basata sullo slogan e sull’accusa dell’avversario. I partiti però non sembrano voler porre rimedio a questa situazione. 

Le elezioni politiche 2022 ci regalano il dato di affluenza alle urne più basso della storia repubblicana del nostro Paese. Solo il 63,9% degli aventi diritto al voto si sono recati ai seggi, un numero sconfortante che segna in maniera sempre più marcata la distanza che esiste tra i cittadini e la politica. Numeri lontanissimi per la sana partecipazione alla democrazia di un paese occidentale, si pensi che alle prime elezioni della camera dei deputati del 1948, in cui per la prima volta votavano anche le donne, partecipò il 92,23% del corpo elettorale e solo nel 2013 la percentuale si scese per la prima volta sotto l’80%.

Oltre 9 punti in meno della scorsa tornata elettorale, ma in linea con il tracollo degli ultimi anni. Nel 2013 fu del 75,19%, nel 2008 del 78,1, nel 2006 dell’84,24 e nel 2001 del 81,35. I dati più bassi si registrano soprattutto al Sud nelle regioni Campania (70,4%), Sardegna (63,3%) e Calabria (62,6%) con punte drammatiche in Sicilia, dove si votava anche per eleggere il nuovo presidente della Regione e il consiglio regionale, al 65%. Secondo i dati diffusi da Youtrend,  i numeri sono lievemente più alti nelle città con un maggiore numero di laureati, occupati e con maggiore presenza di stranieri mentre diminuiscono ulteriormente dove c’è una percentuale di disoccupazione maggiore i e dove c’è una minor presenza di stranieri.

I MOTIVI DEL NON-VOTO

Sebbene sia oggetto di dibattitto politico da decenni, oramai il crollo della presenza alle urne è un trend in continua diffusione. Un fenomeno contenuto in parte dalla presenza del Movimento 5 Stelle che aveva portato una ventata di novità nel panorama politico italiano e mosso nuovi e rinnovati elettori verso il voto, ma che sta ormai esaurendosi abbassando ulteriormente la soglia.

Un’altra giustificazione dell’assenza di elettori alle urne è una campagna elettorale tra le peggiori che il Paese ricordi, con  contenuti estremamente poveri e indirizzati più verso una sorta di vuoto chiacchiericcio sullo scandalo del momento che su programmi e idee, uno spazio sempre più orientato sui social dove è concesso parlare di tutto senza ritegno. Il Centrodestra ha, come al solito, puntato tutte le sue carte sui valori della famiglia, la paura dello straniero e dei migranti, la valorizzazione della tradizione cattolica, dall’altra parte poche idee contornate dalla minaccia di un ritorno al fascismo. Davvero poco per convincere le persone della necessità di esprimere un giudizio su questi argomenti.

PROPAGANDA SOCIAL

Pochissimi i giovani alle urne, presi in giro dai “vecchi” sbarcati sui social (in particolare Tik Tok) dove si sono lasciati andare a barzellette e video-slogan in cui apparivano come degli anziani, ridicoli e noiosi predicatori piuttosto come proposte politiche e di futuro (ogni riferimento a Silvio Berlusconi e Matteo Salvini è puramente casuale).

In definitiva è stata una campagna elettorale basata sulla spettacolarizzazione dei problemi, sul tentativo di sminuire o demonizzare gli avversari ma priva di alcun contenuto. Molti elettori hanno voluto a loro modo “punire” i partiti per la loro assenza dalla vita reale e il ritorno nelle loro vite solo al momento di richiesta di consenso. Troppo poco, ma a molti esponenti sta bene così. L’affluenza continuerà a scendere sempre di più ma nessuno sembra voler porre rimedio.

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