Governo Meloni, ecco i possibili ministri: ma c’è forte tensione

I malumori di Antonio Tajani, le pretese di Matteo Salvini e i “rimasti fuori” da piazzare: per Giorgia Meloni la composizione del nuovo governo è un vero e proprio rompicapo che rischia di metterla in un angolo. 

Giorgia Meloni non è ancora stata indicata come prossimo presidente del Consiglio che già si trova nella stretta di alleati e compagni di partito per le prossime nomine del suo esecutivo. Lega e Forza Italia hanno presentato la lista dei nomi da “piazzare” e le richieste per ottenere la fiducia in Parlamento, ma i due partiti avanzano anche accuse nei confronti della leader di Fratelli d’Italia di voler “rifare il Governo Draghi” ovvero utilizzare lo stesso programma economico con l’inserimento di ministri tecnici che ammicchino all’Unione Europea. Ma è sui nomi dei prossimi ministri che si gioca la partita.

Il braccio di ferro più complicato è quello con Matteo Salvini che sin dalla campagna elettorale ha preteso la posizione di ministro dell’Interno che Meloni non sembra intenzionata a concedergli. Per il segretario del Carroccio l’offerta è quella del ministero dell’Agricoltura che è stata respinta al mittente, al suo posto sarebbe pronto Gian Marco Centinaio già sottosegretario in quel settore nei governi Draghi e Conte. La soluzione di mezzo potrebbe vedere Salvini alle Infrastrutture.

Il secondo grande problema di Meloni si chiama Silvio Berlusconi che utilizza Antonio Tajani come tramite per le pretese di Forza Italia nel nuovo esecutivo. Il coordinatore di FI e vice-presidente del Partito Popolare Europea fa sapere che “Forza Italia non vuole essere il junior partner della coalizione di governo” e chiede un trattamento pari a quello della Lega, inoltre lamenta che la nomina di ministri tecnici non debba diventare “una norma” come accaduto in questi ultimi anni.

POSSIBILI MINISTRI

Il puzzle delle poltrone di ministro è molto complicato da risolvere, Meloni vorrebbe Elisabetta Belloni al ministero degli Esteri, posizione pretesa proprio da Tajani che potrebbe essere nominato vice-premier oppure alla Difesa per tenere buona Forza Italia. Per l’Istruzione si fa largo Giuseppe Valditara, fedelissimo di Salvini, che se la gioca col compagno di partito Mario Pittoni, ma la Lega dovrà fare attenzione agli attacchi di FI con i nomi di Anna Maria Bernini e Lucia Ronzulli.

Alla Sanità sembra destinata l’eterna Letizia Moratti nonostante gli infuocati diverbi con il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Alla Giustizia quasi certo il ritorno di Giulia Bongiorno, alle Finanze si parla dell’ex-direttore di Banca Italia Fabio Panetta e di Domenico Siniscalco. Tensioni invece sul posto agli Affari Regionali che dovrebbe andare alla Lega ma che è conteso tra Salvini e dal “ribelle” Roberto Maroni che vedrebbe opporsi Roberto Calderoli ed Erika Stefani. Possibile anche l’istituzione di nuovi dicasteri come quello del Mare e del Made in Italy sui quali ancora non si fanno scommesse.

IL NODO DEI “BOCCIATI”

Giorgia Meloni dovrà anche trovare una posizione per i molti esclusi dall’elezione in Parlamento. Il più “rumoroso” in questa situazione è Vittorio Sgarbi, candidato al Senato a Bologna e sconfitto da Pierferdinando Casini e che pretende il ministero della Cultura. Si fanno poi per i posti da sottosegretario i nomi dei “trombati” Giuseppe Moles per l’editoria, Armando Siri ai trasporti e Stefania Prestigiacomo (per lei ogni posto è buono).

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