Sfregio a Roberta Siragusa: incendiata l’edicola votiva che ricorda la ragazza bruciata dal fidanzato a 17 anni

Grave episodio di vandalismo per colpire la memoria della giovane uccisa barbaramente dal fidanzato nel gennaio di due anni fa.

Una mano ignota ha dato fuoco all’edicola in memoria della 17enne ammazzata a Caccamo.

È stata vandalizzata a Caccamo, in provincia di Palermo, l’edicola votiva in memoria di Roberta Siragusa, la ragazza di 17 anni bruciata viva dal fidanzato nel gennaio di due anni fa. Per ila sua uccisione nei giorni scorsi la Corte d’Assise di Palermo ha condannato all’ergastolo l’ex fidanzato della 17enne, Pietro Morreale. “Con un gesto ignobile, qualcuno nella scorsa notte ha tentato di cancellare la memoria di Roberta Siragusa – rendono noto il sindaco di Caccamo, Franco Fiore, e la Giunta comunale –. Sono, siamo scossi e sgomenti per l’accaduto. A Iana, Filippo e Dario la nostra solidarietà. Siamo certi che le forze dell’ordine assicureranno alla giustizia gli autori di tanta crudeltà”.

L’edicola in ricordo della giovane uccisa è stata realizzata sul Monte Rotondo, il luogo dove è stato rinvenuto il corpo senza vita della ragazza. Il primo cittadino di Caccamo ha espresso anche per via telefonica la sua solidarietà alla famiglia di Roberta. Allertati anche i carabinieri che indagano sulla vicenda.

Quell’orribile omicidio di due anni fa

Roberta Siragusa – Meteoweek

Roberta Siragusa, che aveva 17 anni a momento dell’omicidio, fu uccisa nella notte tra il 23 e il 24 gennaio del 2020. Secondo l’accusa fu il fidanzato Pietro Morreale, 21 anni, a toglierle la vita. I due avrebbero litigato durante una cena con amici. Dopo se ne sarebbero andati via in auto fermandosi vicino al campo sportivo. Qui l’uomo avrebbe tirato una sassata alla ragazza per stordirla. Dopodiché l’avrebbe bruciata viva con della benzina che aveva in auto.

Successivamente il 21enne avrebbe gettato il cadavere della fidanzata in un dirupo. Il giorno seguente andò lui stesso dai carabinieri, ai quali raccontò che la giovane si sarebbe suicidata dandosi fuoco per poi precipitare nel burrone. Un racconto poco credibile che aveva subito insospettito i militari. La finzione ha retto per pochi giorni, quando i carabinieri hanno fermato Morreale con l’accusa di omicidio pluriaggravato. Nella sentenza di condanna della Corte d’Assise palermitana c’erano diversi elementi contro di lui, a cominciare dei 33 episodi di violenza contro la fidanzata Roberta nel periodo in cui i due stavano assieme, passando per il filmato che aveva ripreso il corpo che bruciava con l’auto di Morreale non distante da quel punto, fino alle chiavi e alle tracce di sangue della ragazza trovate vicino al campo sportivo e nell’auto.

Il movente dell’omicidio, per l’accusa, sta nel fatto che il 21enne non avrebbe accettato che la giovane volesse mettere fine alla loro storia.

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