La mafia di Rho: tra simboli, minacce, donne vice e teste mozzate

Di padre in figlio e una donna per vice. Ecco i boss di Rho, cittadina in periferia di Milano dove la malavita sta prendendo il sopravvento. I linguaggi, le parole e i gesti dei capimafia in Lombardia. 

La criminalità organizzata alle porte di Milano, Rho si è scoperta essere il centro della mafia lombarda dopo il giro di arresti degli scorsi giorni. Arsenali nascosti, giro di stupefacenti, estorsioni e minacce degne di un film alla Il Padrino. A raccontare le intercettazioni e le parole dei boss locali è il Corriere della Sera che ne ha pubblicati alcuni stralci questa mattina.

IL LINGUAGGIO DEI CAPI

Gaetano Bandiera è il boss più anziano di Rho, ha già subito una pesante condanna, ufficialmente è il fruttivendolo del quartiere ma in realtà chiede il pizzo agli esercenti locali. Siamo a febbraio del 2021, viene intercettato mentre parla con uno dei ricattati. “Si è comportata bene, che mi ha detto che quando c’ho bisogno…” dice Bandiera, “Eh… e questo è il bello“.

Marco Giordano, pregiudicato, ha invece ricevuto una testa di maiale sulla porta di casa, un chiaro messaggio che indica la sua “infamità”. Bandiera vuol fare capire che è tornato dopo il periodo di detenzione e che è ancora forte. Il figlio di Cristian Leonardo Bandiera ha invece portato una testa di capretto a un’altra porta per spaventare un altro infame. “Gli mettiamo un biglietto in bocca: la prossima testa è di vostro figlio” dice. E ancora rivolto a un minacciato “Ti taglio la testa, ti mangio il fegato, siamo calabresi, mi hai capito? Che io gli sparo nella testa, gli sparo“.

I SIMBOLI E LE DONNE

Il baricentro è la casa-fortezza al primo piano di un palazzo popolare di via Carroccio 35, a Rho, protetta da telecamere che sorvegliano ogni accesso alla via, al pianerottolo e alle cantine dove viene nascosta la droga. Fuori dalla porta, due enormi leoni in marmo con catene: sono il simbolo d’appartenenza alla ’ndrangheta. Il vice di Cristian Leonardo è una donna, una vera novità nel clan. Si chiama Caterina Giancotti, ha 45 anni e lo descrivono come “Più spietata degli uomini“. Va lei stessa a riscuotere il pizzo.

Padre e figlio sono affiliati al clan Santa, Gaetano utilizza schemi antichi che cerca di tramandare alla successiva generazione. “Li fai menare, non lo fai tu” gli insegna, mentre le faide con le altre famiglie mafiose vanno gestite con cura. “Il mondo è cambiato, noi le dobbiamo sbrigare ste faccende, che siamo anziani e siamo tutto noi” continua. Ma c’è anche un codice di abbigliamento come insegna a un ragazzo a cui dice che non può indossare i pantaloni strappati: “Lo so che è la moda, eh, ma lui non li può portare“. E poi “Lo sapete che si rischia meno, andate a chiedergli i soldi, che ci puoi dire “Te li ho chiesto in prestito”, hai capito? No queste barbaredde che non si fanno i soldi più. Non è come prima, che si facevano soldi assai, come glielo devo dire a mio figlio?“.

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