Genitori contro Fortnite: “Crea dipendenza come la cocaina, pericoloso come il tabacco”

Partita la class action contro Fortnite: “Crea dipendenza come la cocaina, pericoloso come il tabacco”. I genitori parlano della dipendenza dei loro figli: “Non mangiano, non dormono e non si lavano”. 

Non è la prima volta che dei gruppi di genitori si riuniscano per andare contro uno o più videogiochi. Spesso definiti troppo violenti, o anche pericolosi, l’ultima class action mossa però nei confronti del settore videoludico vedrebbe coinvolto il noto titolo firmato Epic Games, Fortnite.

Genitori contro Fortnite Crea dipendenza come la cocaina, pericoloso come il tabacco - meteoweek.com
Genitori contro Fortnite: “Crea dipendenza come la cocaina, pericoloso come il tabacco” (foto di repertorio) – meteoweek.com

L’accusa, secondo i genitori, è quella che vedrebbe il titolo multipiattaforma creare una dipendenza “simile al tabacco” o “alla cocaina”, tanto da far smettere di dormire di mangiare i ragazzini che entrano in questo “tunnel”. Tra loro, infatti, c’è chi ha giocato 7.700 ore in meno di due anni e chi, soltanto a 10 anni, è invece arrivato a spendere 600 dollari di contenuti a pagamento.

“Epic Games ha deliberatamente creato la dipendenza da Fortnite”

La class action, si sottolinea, era partita già nel 2019, ed era stata avviata da un gruppo di genitori canadesi del Quebec. Soltanto nei giorni scorsi, però, sono stati raggiunti nuovi sviluppi in merito alla vicenda. Un giudice della Corte Suprema canadese ha infatti autorizzato la causa contro il produttore di Fortnite. L’accusa, riportano i media americani, è quella di “dipendenza da videogioco”.

Già lo scorso luglio tre genitori avevano testimoniato davanti al giudice Sylvain Lussier, raccontando di come i loro figli sembravano essere affetti da una gravissima forma di dipendenza da Fortnite. Una dipendenza così estrema che, al pari di una qualsiasi altra sostanza stupefacente, aveva indotto i minori a smettere di mangiare, dormire e lavarsi. Con la sentenza di mercoledì scorso, il giudice Lussier ha perciò stabilito che l’azione collettiva intentata contro i produttori del videogioco non è affatto “frivola o manifestamente infondata”, e che anzi, si tratti di una “questione seria da discutere, supportata da accuse sufficienti e specifiche sull’esistenza di rischi o addirittura pericoli derivanti dall’uso di Fortnite”.

Secondo quanto mosso dall’accusa, il gioco di Epic Games sarebbe stato addirittura paragonato a un produttore di tabacco. Lo stesso giudice, nel corso della sentenza, ha fatto eco a un simile paragone, mettendo a confronto la dipendenza da videogiochi e quella da sigarette: “Nemmeno l’effetto dannoso del tabacco è stato riconosciuto o ammesso dall’oggi al domani”, ha infatti incalzato il giudice, sostando come sia importante a questo punto affrontare approfonditamente la questione.

Ad ogni modo, il tribunale ha invece respinto l’affermazione dei genitori secondo cui Epic Games avrebbe deliberatamente “creato dipendenza da Fortnite”. “La corte ritiene che non ci siano prove per questo genere di accuse, come quella della creazione deliberata di un gioco che crea dipendenza”, ha scritto il giudice nella sentenza. “Ciò non esclude però la possibilità che il gioco crei effettivamente dipendenza, e che di tale effetto collaterale ne siano a conoscenza sia il creatore che il distributore”, viene tuttavia sottolineato nel documento.

Dal canto suo, Epic Games ha negato la validità della causa. Secondo quanto spiegato da uno dei legali della compagnia per il quotidiano britannico BBC, “i genitori possono ricevere rapporti sul tempo di gioco, tenendo traccia della quantità di tempo in cui il loro bambino gioca ogni settimana. Inoltre, prima di effettuare gli acquisti è possibile abilitare la modalità che richiede il permesso dei genitori”. “Abbiamo in programma di combattere in tribunale. Crediamo che le prove di cui disponiamo potranno dimostrare che si tratti di una causa ingiusta”, ha inoltre incalzato l’apparato legale dell’azienda.

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