La grave spaccatura della Lega che vuole un ritorno alle origini nordiste

Matteo Salvini è considerato il responsabile del fallimento delle elezioni politiche e di avere “tradito” il Nord per acquisire maggiore consenso a livello nazionale. Il prossimo congresso della Lega sarà decisivo per il destino del partito e per quello del suo segretario. 

I malumori all’interno della Lega, acuitisi dopo i deludenti risultati elettorali delle politiche, sono sempre più evidenti e stanno segnando un solco tra i fedeli al ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini e i “nostalgici” delle battaglie indipendentiste a “trazione Nord” che ha caratterizzato il Carroccio dalla sua fondazione fino alla svolta nazionale salviniana.

La creazione del Comitato Nord all’interno del partito, guidato simbolicamente da Umberto Bossi, è il chiaro segnale che qualcosa si sta muovendo contro l’attuale segretario, nonostante alla stampa vengano fatte dichiarazioni di non belligeranza. Un episodio particolarmente significativo è avvenuto la settimana scorsa con tre consiglieri della regione Lombardia che hanno lasciato il gruppo nominato Lega Lombarda Salvini per aderire al Comitato Nord, pur rimanendo all’interno della Lega. Ma per tutta risposta i tre consiglieri (Federico Lena, Roberto Mura e Antonello Formenti) sono stati espulsi.

Una scelta poco oculata sia in vista delle prossime elezioni regionali sia perché questa decisione rischia di incendiare ulteriormente l’opposizione interna a Salvini dentro il partito, quella che vorrebbe un ritorno alla Lega di Bossi cioè quella che “difende il Nord” e spinge per una maggiore autonomia delle regioni soprattutto quelle settentrionali, sia perché favorirebbe gli avversari che avrebbero tutto da guadagnare da una Lega “monca” in Lombardia.

LOTTE INTESTINE

La decisione di creare il Comitato Nord nasce proprio dopo il 25 settembre e il crollo nei sondaggi di Salvini e del partito potrebbero essere la scintilla che potrebbe portare a un ribaltone all’interno del Carroccio dalle conseguenze difficilmente prevedibili. L’ex-ministro degli Interni potrebbe infatti decidere, qualora si confermasse segretario, di “ripulire” la Lega dagli oppositori interni, rischiando però di perdere ulteriore consenso o addirittura di una scissione, ma nel caso di sua sconfitta sarebbe a rischio anche la tenuta della maggioranza.

Un tentativo di dialogo tra le parti pare sia in corso ma Salvini non è uomo da mezze misure né lo sono i membri della Lega. Del resto i malumori interni contro di lui sono accesi sin da quando ha preso il controllo del partito e solo le, ormai superate, alte percentuali di consenso nazionale le hanno placate, sebbene abbiano continuato a covare sotto la cenere. Del resto Fratelli d’Italia ha rosicato, e sta continuando a rosicare, parecchi voti persino nelle inespugnabili roccaforti leghiste del Veneto e della Lombardia.

SALVINI AL PATIBOLO?

Che una svolta sia necessaria è chiaro a tutti i leghisti, l’alternativa è quella di soccombere a FdI diventando irrilevanti a livello nazionale. Salvini è l’uomo da sacrificare, la cosa è chiara a tutti, persino a lui che però non sembra intenzionato a farsi da parte né a cambiare strategia a livello comunicativo e nella gestione interna al Carroccio. Vedremo cosa accadrà al prossimo congresso che comunque vada segnerà a una pesante spaccatura e potrebbe portare a scissioni con conseguenze anche sull’esecutivo.

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