Vedere e capire un buco nero? Ci pensa uno dei computer quantistici di Google

Lo studio dei buchi neri è una delle ricerche più complesse che siano mai state portate avanti nel ventunesimo secolo. Tutt’ora non siamo ancora in grado di spiegarci alcune delle loro principali caratteristiche, che per quanto siano assurde non hanno trovato modo di essere provate scientificamente.

Un’altra analisi avvenuta in questo periodo, però, potrebbe svelarci una verità più che assoluta e che tanti starebbero aspettando da molto tempo. Non si sa ancora se sia del tutto certa o meno, ma una cosa è sicura: è un enorme passo avanti per quanto riguarda lo studio del buchi neri.

Vedere e capire un buco nero? ci pensa uno dei computer quantistici di Google
Un PC può arrivare a fare questo? Con le giuste sperimentazioni, sì – MeteoWeek.com

Un computer quantistico è stato in grado di studiare il comportamento di un wormhole temporale, cioè un tunnel che si viene a creare nello spazio-tempo. Per farlo hanno simulato l’esistenza di due buchi neri, per poi inviare un messaggio tra loro tramite un corridoio spaziale.

È in assoluto il primo esperimento di questo genere pensato per analizzare la possibilità della gravità quantistica, cioè di una teoria che unifichi la gravità e la fisica quantistica. In genere sarebbero una coppia di descrizioni fondamentali e ben studiate della natura, che sembrano completamente incompatibili tra loro.

Che cos’è un wormhole temporale?

Vedere e capire un buco nero? ci pensa uno dei computer quantistici di Google
I wormhole sono più che impossibili da trovare, almeno per il momento – MeteoWeek.com

Non c’è mai stato modo di scoprirli, ma gli scienziati, nel corso dei decenni, hanno teorizzato la loro esistenza più e più volte. Nel 1935 sono stati descritti da Albert Einstein e Nathan Rosen come dei tunnel attraverso lo spazio-tempo, e per questo vengono definiti ‘ponti di Einstein-Rosen’, mentre il termine “wormhole temporale” è stato coniato dal fisico John Wheeler negli anni ’50.

Ma la vera svolta è avvenuta soltanto nel 2013, quando Juan Maldacena e Leonard Susskind hanno affermano che possa esistere una connessione tramite l‘entanglement, ovvero un fenomeno secondo cui due particelle possono rimanere collegate a grandi distanze. Quattro anni dopo, invece, il concetto è stato esteso, ma non da loro.

Jafferis, Ping Gao e Aron Wall, hanno dimostrato che la descrizione gravitazionale di un wormhole attraversabile è equivalente al teletrasporto quantistico. E questo è vero, perché il fenomeno è stato già provato sperimentalmente con il trasporto di informazioni su lunghe distanze tramite fibra ottica e via etere.

Ed ecco che ci ricolleghiamo all’ultimo esperimento eseguito di recente, dove quest’ultima teoria ha trovato le sue fondamenta chiave. Sia questa che la precedente potrebbero trovare il loro giusto spazio nel mondo della fisica, seppur la scienza non abbia passato giornate rosee a spiegare quello che sembra essere un concetto impossibile.

Maria Spiropulu, una scienziata del Caltech, ha fatto sapere che cosa ne pensa in merito a questa ricerca essenziali, che magari sarebbe in grado di cambiate il mondo in futuro: “Questo lavoro rappresenta un passo avanti verso un più ampio programma di test della fisica della gravità quantistica usando un computer quantistico“. Chissà se in futuro riusciremo a fare di meglio per spiegarne l’esistenza.

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