Morra su Santelli, replicano gli oncologi: “Chi ha tumore può lavorare”

Le dichiarazioni di Nicola Morra sulla inopportuna nomina della defunta Jole Santelli a governatrice della Calabria hanno generato una bufera mediatica. Anche gli oncologi si sono schierati contro l’esponente del M5S.

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Nicola Morra, esponente del M5S, contro Jole Santelli, defunta governatrice della Calabria – meteoweek.com

Le dichiarazioni di Nicola Morra sulla elezione di Jole Santelli a governatrice della Calabria hanno generato una bufera a livello mediatico. “Era noto a tutti che fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perché sei grande e grosso“, ha detto l’esponente del M5S a Radio Capital.

In molti si sono immediatamente scagliati contro il presidente della commissione parlamentare Antimafia. Perfino il M5S ha preso le distanze dal suo esponente, ribadendo il diritto della popolazione di esprimere liberamente le proprie preferenze alle elezioni e spezzando una lancia a favore della defunta Jole Santelli e di coloro che, seppure malati, continuano a lavorare. Nicola Morra è stato dunque costretto a scusarsi. Le giustificazioni, tuttavia, non sono state sufficienti a spegnere la polemica.

La risposta dell’Associazione Italiana Malati di Cancro

L’Associazione Italiana Malati di Cancro, a fronte della bufera mediatica Morra-Santelli, ha voluto sottolineare come la questione non sia soltanto politica, bensì soprattutto umana. Per questa ragione ha preso le parti della defunta governatrice della Calabria, che non può difendersi dalle accuse.

Purtroppo la malattia oncologica viene ancora considerata uno stigma: non si comprende a sufficienza che una persona con diagnosi oncologica può essere ancora attiva e ricoprire anche incarichi pubblici“, spiega Elisabetta Iannelli, avvocato e vicepresidente di AIMaC. “Ci sono terapie e trattamenti che permettono di condurre una vita praticamente normale molti superata la fase acuta sono in condizione di cronicità, che anche se comporta più difficoltà, come per esempio terapie continue, non impedisce una vita piena. È chiaro che un impiego pubblico può richiedere risorse aggiuntive, ma è il singolo che sa come regolarsi e quante risorse è in grado di spendere“.

E su Nicola Morra: “Per quanto riguarda le parole del senatore penso che non ci sia niente da aggiungere, se non un pietoso silenzio. La Santelli fino all’ultimo ha lavorato per il bene comune e ha scelto di curarsi nella sua regione, che è tra le più disastrate dal punto di vista sanitario“.

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Elisabetta Iannelli, avvocato e vicepresidente dell’Associazione Italiana Malati di Cancro – meteoweek.com

Elisabetta Iannelli ha vissuto in prima persona prima un tumore e successivamente una recidiva con metastasi diffuse. Eppure, come avrebbe voluto Jole Santelli, continua a lavorare per tutelare i diritti dei malati di cancro. Le leggi e le tutele, ad oggi, esistono, spesso tuttavia non vengono rispettate oppure sono poco conosciute dai pazienti oncologici, che temono di essere discriminati sul lavoro.

Rispetto ad anni fa la situazione è cambiata – conclude l’avvocato – ci siamo impegnati molto per sostenere i malati e renderli consapevoli dei loro diritti. Ma è necessario migliorare l’inclusione lavorativa, perché spesso c’è ignoranza di determinate situazioni. Spesso il datore di lavoro non sa come comportarsi, non sa che esistono norme, anche contrattuali, a sua tutela“.

Il parere degli altri oncologi

Molti altri oncologi hanno ribadito quanto sottolineato dall’Associazione Italiana Malati di Cancro. “Insinuare che per un paziente oncologico sia preclusa una competizione elettorale significa cancellare anni di lotta al cancro. Oggi un malato di tumore può e deve svolgere una vita normale di relazione e professionale. Il 54% dei pazienti riesce a superare la malattia e a considerarsi guarito“, dice Francesco Cognetti, presidente della Fondazione Insieme contro il cancro.


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Lo stesso afferma Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, il quale precisa che “fa una grande differenza lo stadio della malattia e il tipo di tumore, ma solo in Italia ci sono 3,6 milioni di pazienti guariti, che vivono e continuano le loro vite“. E continua: “È un numero in crescita costante. Anche per chi sta lottando contro la malattia molte terapie consentono di condurre una vita normale e lavorativa“. La battaglia per la conquista dei diritti dei pazienti oncologici, tuttavia, deve essere portata avanti. Ad esempio sensibilizzando i datori di lavoro. “Spesso a parità di esperienza e capacità gli ex malati che stanno cercando un nuovo impiego non vengono chiamati per un secondo colloquio. Ed esistono molti benefici di carattere economico, previdenziale e assistenziale, ma parecchi datori di lavoro non li conoscono“.

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Una pratica che potrebbe avvantaggiare i malati di tumore che hanno la possibilità di continuare a lavorare è lo smart working, che nel corso della pandemia di Covid-19 è diventato sempre più diffuso. “Quando è possibile i pazienti in terapia potrebbero scegliere lavorare da casa – conclude Tortorail problema della presenza fisica al lavoro durante i giorni delicati della chemioterapia potrebbe risolversi“.

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