A seguito del decreto firmato ieri dal premier Giuseppe Conte, tutte le regioni d’Italia sono ora parte di un’unica zona rossa, all’interno della quale gli spostamenti sono assolutamente limitati a questioni di reale necessità.
Per tale ragione, sono stati chiusi luoghi di cultura, d’arte, così come centri sportivi, palestre e punti d’aggregazione di vario tipo. Non soltanto luoghi al chiuso, però: anche gli spazi aperti sono soggetti a strette misure cautelari. Tanto che a Roma è stata disposta persino la chiusura della Fontana di Trevi, fertile punto di ritrovo di turisti e cittadini.
Decisione prevedibile, quella comunicata ieri sera dal premier Giuseppe Conte e che ha approvato il decreto atto ad estendere, in tutto il Paese tricolore, le prescrizioni di massimo contenimento contro il coronavirus. Prescrizioni rigide, limitanti ma estremamente necessarie, soprattutto dopo l’incauto esodo verificatosi nella serata di sabato scorso dai fuggitivi dei residenti al Nord.
In alcune regioni, però, la situazione è sicuramente più drammatica di altre. E forse non basta mai ripetere quanto la Lombardia sia al momento una delle più colpite, pugnalata e in ginocchio mentre soffre le ferite di un sistema sanitario ormai allo stremo delle forze. Ma per evitare quanto più possibile che doglie del genere si verifichino anche altrove, alcune misure precauzionali stanno subendo modifiche ulteriore da parte dei vari governatori regionali.
Come nel caso dell’Emilia Romagna, che con una nuova ordinanza ha già scelto di estendere la chiusura dei locali non solo a bar e ristoranti, quanto anche a pizzerie al taglio, piadinerie, tigellerie, kebab, gelaterie e tutto il resto. Facendo sopravvivere, così, soltanto il servizio di consegna a domicilio.
Restrizioni e limitazioni nello spostamento che non si verificano soltanto all’interno dei confini nazionali: perché anche il resto del mondo ha paura del coronavirus, e ha paura dell’Italia. In tale prospettiva, l’Austria ha già deciso di chiudere la frontiera (senza alcun accordo), collocando task force sanitarie nei punti di confine.
Del resto, però, anche paesi come l’Albania hanno sospeso voli e traghetti da e per il nostro Paese, e le stesse compagnie aeree lowcost hanno chiuso le porte dei loro aerei ai nostri connazionali. Per la precisione, Ryanair ha sospeso i voli fino al 3 aprile, Jet2 fino al 26 aprile e Easy Jet per i prossimi due giorni – con possibilità (reale) di proroga fino al quarto mese dell’anno.
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