Coronavirus, Roma: carabinieri sequestrano 30mila mascherine | Video

Il maxi sequestro è avvenuto in un supermercato in via di Torrevecchia: le mascherine, importate dalla Cina, non sono conformi alle norme di legge. Denunciato il titolare dell’attività, rischia fino a due anni di carcere.

33.230 mascherine “fuorilegge” sono state sequestrate dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Trastevere in un supermercato di via di Torrevecchia. I militari hanno denunciato a piede libero il titolare per frode nell’esercizio del commercio. Con il supporto del reparto specializzato del Nas dei Carabinieri di Roma è stato accertato che nel supermercato, con tanto di cartello che ne pubblicizzava l’”offerta”, erano state poste in vendita mascherine in tessuto non conformi, importate dalla Cina, ma pubblicizzate quali mascherine chirurgiche idonee alla protezione individuale. Le mascherine erano vendute in confezioni da 5 pezzi, prive sia della tracciatura del prodotto sia di fogli illustrativi in lingua italiana, al prezzo di Euro 9,99 a pacchetto.

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A raccontare l’operazione è il maggiore Fabio Melci, comandante della Compagnia Roma Trastevere, che abbiamo contattato: “L’attività fa parte di tutta una serie di controlli che l’Arma dei Carabinieri sta portando avanti sia sul rispetto delle misure di contenimento per il Covid 19 sia di controllo degli esercizi commerciali per il rispetto di tutte le prescrizioni imposte e anche per evitare che ci sia attività di lucro su aspetti che sono direttamente collegati alla salute delle persone”. E’ proprio durante un controllo che i militari della Compagnia Roma Trastevere si accorgono che in quel supermercato di Torrevecchia qualcosa non va:“Ci siamo resi conto durante un accesso nel unto vendita che erano in commercio quelle mascherine” aggiunge il maggiore Melci. “Abbiamo notato subito che, al di là del costo (un pacchetto da 5 mascherine era veduto a 9,99 euro, ndr) il pacchetto dove erano contenute le mascherine era una busta di cellophane trasparente senza alcuna indicazione specifica all’esterno”. A quel punto i carabinieri si sono qualificati:“Abbiamo deciso di approfondire il controllo, perchè a prima vista non sembrava una cosa regolare. Nel farlo, abbiamo verificato che l’intera fornitura di mascherine che il supermercato aveva ricevuto e che stava mettendo in vendita era priva di qualunque requisito di conformità. Si tratta di prodotti di provenienza cinese, non c’era alcun tipo di dichiarazione di conformità e, dopo ulteriori approfondimenti, abbiamo scoperto che non si trattava di strumenti idonei a proteggere da un eventuale contagio ma semplicemente di mascherine antipolvere, del tutto inefficaci nei confronti dell’emergenza che stiamo vivendo”. 

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A quel punto, come ci ha spiegato il maggiore Melci, si è configurata la situazione di reato di “frode nel commercio”, previsto dall’articolo 515 del codice penale. “Queste mascherine” spiega il maggiore “venivano infatti vendute come strumenti di protezione, cosa che non sono affatto“. I decreti emessi dal governo, rispetto alle mascherine, hanno semplificato la procedura di omologazione: i produttori – come ci ha spiegato il maggiore Melci – hanno la possibilità, vista la situazione di emergenza, di inviare all’Istituto Superiore di Sanità o all’Inail,  entro tre giorni dalla produzione una autocertificazione di conformità del prodotto. “Nel caso del supermercato di Torrevecchia – prosegue l’ufficiale dei carabinieri – non c’era nemmeno questa autocertificazione. La non conformità di questi prodotti è data anche dal fatto che mancava tutto, qualsiasi tipo di documentazione”. Il reato di “frode in commercio” prevede una pena fino a due anni di carcere: “In questo caso dovremmo trovarci di fronte ad un concorso di responsabilità: di chi ha messo in vendita e del fornitore. Il titolare ha messo in vendita il prodotto senza accertarsi dei requisiti minimi. Chi ha fornito il supermercato ha spacciato per mascherine chirurgiche un prodotto che non lo è”.

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