Coronavirus, dal taglio agli stipendi dei top manager si ricaverebbero 2,5mld per la cassa integrazione

Dopo varie iniziative di solidarietà da parte di aziende, si è calcolato che dal taglio degli stipendi dei top manager si potrebbero ricavare in tre mesi circa 2,5 miliardi per la cassa integrazione.

Coronavirus, dal taglio agli stipendi dei top manager si ricaverebbero 2,5mld per la cassa integrazione (Getty) - meteoweek.com
Coronavirus, dal taglio agli stipendi dei top manager si ricaverebbero 2,5mld per la cassa integrazione (Getty) – meteoweek.com

Sono circa dieci milioni gli italiani che rischiano di trovarsi in povertà per mancanza di lavoro e di risorse economiche. E in molte aziende sono partite iniziative di solidarietà per aiutare le persone in difficoltà. Allora ci si è chiesti cosa potrebbe succedere se tutti i top manager italiani prendessero spunto da queste iniziative e si è calcolato che in tre mesi di taglio agli stipendi si potrebbero accumulare risorse tra i 750 milioni di euro, con una riduzione del 10% fino a 2,5 milioni di euro, con una riduzione del 50%. Il motto è lavorare meno e lavorare tutti, o meglio guadagnare meno guadagnare tutti, un modo per far fronte alla crisi causata dall’emergenza Coronavirus in Italia.

Già diverse aziende italiane hanno comunicato di aver ridotto gli stipendi e di aver donato i risparmi a varie iniziative di sostegno, sia per la sanità che per i lavoratori dipendenti in difficoltà. L’Osservatorio JobPricing ha incrociato i suoi dati sugli stipendi con i numeri forniti da Istat e Inps e ha scoperto che dal taglio degli stipendi si potrebbe ricavare un “tesoretto” di 2,5 miliardi di euro, una cifra notevole se si considera che col decreto Cura Italia il governo ha destinato 4 miliardi alla cassa integrazione in deroga, che ancora non sono stati distribuiti ai lavoratori.

Al momento in Italia ci sono 6,75 milioni di lavoratori che beneficiano della cassa integrazione o dell’assegno ordinario per l’emergenza Covid, due terzi dei quali (4,29 milioni di lavoratori) con importi anticipati dalle aziende con conguaglio Inps e 2,5 milioni con pagamento diretto Inps. Per quanto riguarda i lavoratori che hanno prenotato la cassa integrazione in deroga, invece, non si è a conoscenza del numero preciso e dei tempi per la liquidazione, visto che i Consulenti del Lavoro hanno stimato che saranno necessari almeno sessanta giorni tra la presentazione della domanda e l’esborso del danaro.

Alessandro Fiorelli, ceo di JobPricing, ha spiegato che il valore degli ammortizzatori sociali può raggiungere al massimo l’80% della retribuzione mensile lorda, e quindi per le retribuzioni fino ai 2.159,48 euro verranno distribuiti massimo 998,18 euro lordi, e per gli stipendi superiori a tale cifra si sale massimo a 1.199,72 euro. In base al proprio stipendio, quindi, si arriverà a perdere fino al 40% del proprio potere d’acquisto e a pagare maggiormente gli effetti della crisi saranno i redditi più bassi.

Per cercare di dare un aiuto, diverse aziende hanno deciso volontariamente di tagliare gli stipendi dei manager e di distribuire i risparmi ai lavoratori in cassa integrazione. Con l’aiuto di tutte le aziende e di tutti i top manager si riuscirebbero a raggiungere fondi necessari per finanziare 850mila casse integrazioni, con un assegno di massima di 998 euro. Fiorelli ha commentato al riguardo: “un punto fondamentale: la politica della redistribuzione dei redditi e la riduzione delle diseguaglianze sono compiti dello Stato. Ma la scelta assunta da alcune imprese è una decisione che colpisce perché sottintende l’idea che un’azienda possa essere non solo un’organizzazione, ma una vera e propria comunità, in cui si dà valore all’aspetto solidaristico e di sostegno reciproco fra i suoi membri“.

Impostazioni privacy