Coronavirus, monsignor Raspanti: “Vita dell’anima più importante della salute, riaprire le messe”

In una recente intervista, il monsignor Antonino Raspanti ha criticato il governo di diffondere incertezze e applicare idee materialiste, appellandosi alla riapertura delle chiese e delle messe.

chiese coronavirus
foto via Vatican News

Nell’intervista pubblicata nell’edizione odierna de Il Giornale, il monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e vicepresidente della CEI, si è espresso in merito a quelle che sono state le disposizioni anti coronavirus e sull’effetto che le stesse hanno avuto sulla chiesa e le sue funzioni. Ne avevamo già avuto un riscontro tramite alcune testimonianze dei parroci di Bari, i quali raccontavano come l’emergenza da pandemia ha colpito e messo in crisi anche le realtà religiose.

Queste, allora, le dure parole del monsignor Raspanti, che non condivide soprattutto la scelta del governo di tenere aperte attività come le librerie, per poi impedire invece le funzioni e le celebrazioni in chiesa.

LEGGI ANCHE: Maxi decreto da 55 miliardi su reddito e imprese: scontro nel governo
LEGGI ANCHE: Germania: aprono scuole e parrucchieri, salgono i contagi

Librerie aperte, chiese no: ma la “salute dell’anima è più importante”

Stiamo vivendo in un clima di incertezza. C’è poca sicurezza sui dati, da parte di tutti, Governo, ministri, comitato tecnico-scientifico e anche da parte di tutti noi che siamo molto attenti nonché preoccupati tanto quanto il Governo e l’opinione pubblica. Credo che siano state queste incertezze, questa non chiarezza, comprensibile, considerata l’impreparazione ad una pandemia del genere, a causare queste oscillazioni con prese di posizione forti, poi un ammorbidimento dei toni, con il Papa che è intervenuto“.

Queste le parole scelte dal monsignor Antonino Raspanti per rispondere alla domanda del giornalista, che chiedeva spiegazioni sull’attrito che di recente è nato tra governo e Vaticano. Un attrito che era risultato ben evidente da quel “comunicato dai toni duri”, seguito tuttavia da un messaggio firmato dal cardinale Bassetti “dai toni molto più concilianti”. Toni che non risolvono, però, la situazione.

“Ricordiamo che lo stesso Pontefice alcune settimane fa aveva detto che la liturgia senza popolo è innaturale! Quindi nello stesso Papa Francesco come in noi vescovi, come nel Governo, ci sono stati dei tentativi di approcciarsi alla questione senza avere delle chiare certezze”, ha proseguito infatti il monsignore.

Incertezze e idee materialiste, dunque, sarebbero da imputare alla crisi che le chiese stanno ora affrontando. “Vallo a spiegare alla gente che il Governo non è materialista, perché poi i fedeli fanno i paragoni con quelle attività a cui è stato permesso di aprire, e non parlo soltanto di cibo, e il non permettere alla gente di cibarsi delle cose dell’anima, della religione. Va bene la cultura, vanno bene le librerie, i musei, ma c’è la religione e c’è bisogno di maggiore attenzione. Capisco che bisogna salvaguardare la salute ma c’è una vita, per noi che crediamo, che è la vita dell’anima, la vita eterna, che vale più del corpo“.

monsignor Antonino Raspanti - messe
Il monsignor Antonino Raspanti

Monsignor Raspanti: chiese in difficoltà, mancano le offerte dei fedeli

La vita dell’anima vale più di quella del corpo. Per questo, per il monsignore, è fondamentale riaprire le chiese e riprendere le normali attività parrocchiali, le funzioni e le messe. Messe che, in teoria, potrebbero essere concesse a partire dalla fine del mese. Del resto, “tanti preti stanno lanciando l’allarme: senza messa non riusciamo ad andare avanti, anche perché non ci sono più offerte da parte dei fedeli”. E per il monsignor Nino Raspanti questo è “un allarme oggettivo”.

LEGGI ALTRE NOTIZIE DI CRONACA: CLICCA QUI

“Lo vedo io stesso nella mia diocesi, anche la Conferenza Episcopale Italiana ne ha preso atto. Anche questa è un’attività come le altre: ci sono suppellettili da comprare, ci sono gli oratori da curare, le aule del catechismo, ci sono tante attività da portare avanti. E poiché i nostri introiti vengono dalle offerte dei fedeli, non potendo questi partecipare alla messa o ad altre attività, si pone anche per noi un problema di sopravvivenza, di risparmi, di sacrifici”, spiega dunque a Il Giornale.

Impostazioni privacy