Associazione dei presidi: “A scuola a settembre? Potrebbe essere difficile”

Mario Rusconi, presidente dell’associazione presidi del Lazio, interviene sulla possibilità di far rientrare gli studenti in classe all’inizio del prossimo anno scolastico.

Tornare in classe a settembre? Speriamo, ma rispettare il protocollo è complicato. Questo il senso delle parole con cui Mario Rusconi, presidente dell’associazione presidi del Lazio, commenta la possibilità di riprendere a settembre con le lezioni in classe, auspicata dalla ministra Azzolina.  “Se ci saranno le condizioni per fare in modo che tutti gli studenti possano tornare a scuola a settembre, cosa che auspichiamo, ne siamo ben contenti. L’importante è che si tenga presente che alcune delle indicazioni del protocollo rese note dal Comitato Tecnico Scientifico, risultano difficili da applicare in molti casi” spiega Rusconi. “In tante scuole elementari e medie ci sono classi di 27 alunni. Come si fa a rispettare la distanza di un metro, un metro e mezzo? Non facciamo che poi tutta la responsabilità, a scaricabarile, vada sui presidi e collaboratori”. “Ci viene suggerito di usare le palestre – ha aggiunto Rusconi – ma possiamo farlo per una o due classi. Le lezioni all’aperto? bene. Ma non d’inverno. Condizioni di favore in cinema e teatri? Possibilità piuttosto difficile da attuare nelle periferie delle città”. Per il presidente dell’associazione dei presidi del Lazio, insomma, le prescrizioni al momento previste dal Comitato Tecnico Scientifico rischiano di essere troppo complicate da applicare. Ma per i presidi è fondamentale aprire una interlocuzione con le scuole, per trovare una soluzione condivisa.

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“Non vorremmo” spiega Rusconi “che sul preside si facesse lo scaricabarile. Spero che i mesi di giugno, luglio e agosto, siano usati dal ministero e dal Cts per ricognizioni di tutti gli aspetti organizzativi in vista di settembre. Non solo” – ha aggiunto Rusconi – “ci tengo a dire che fra i soggetti interessati non c’è soltanto il ministero o il comitato tecnico scientifico ma ci sono anche gli enti locali”. Le scuole fanno in effetti riferimento, a seconda della tipologia, a comuni e province: “Questi soggetti devono intervenire in modo più deciso, essere presenti: se c’è da tramezzare una palestra o un’aula magna, per fare entrare due classi, non si puo’ far nulla se non interviene ad esempio il comune. La scuola, per legge, non può farlo. Deve farlo il proprietario. Vorremmo che gli enti locali fossero più attivi ma mi sembra che non ci sia una piena collaborazione. Anche in paesino, la scuola non puo’ intervenire sui locali se non decide il proprietario. Ancora, non buttiamo tutto sulle spalle dei presidi e dei collaboratori” ha specificato Rusconi, che ha concluso con buna riflessione: “C’è agitazione su questo punto, le regole sono di difficile attuazione. Pensiamo al doppio senso da instaurare nei corridoi. Tutto bene ma ci sono scuole con corridoi piccolissimi, il 60% delle strutture è stato realizzato prima degli anni 60, prima delle regole sulla sicurezza. E oggi i nodi vengono al pettine, nodi di trenta e passa anni fa. Ma non possono mettersi presidi e collaboratori a cercare cinema e parchi per le lezioni all’aperto”.

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