Uccise quattro ragazzi in macchina: condannato a 8 anni. I parenti “troppo poco”

E’ arrivata ieri la condanna di Marius Alin Marinica, l’elettricista ventottenne che uccise quattro giovani in auto e scappò senza prestare soccorso. A conclusione dell’udienza, svolta a porte chiuse, i familiari dei giovani hanno duramente contestato la sentenza.

La procura di Venezia ha emesso ieri la condanna ad otto anni di reclusione per Marius Alin Marinica, a causa di ciò che successe un anno fa sulla strada in direzione Venezia. Il ragazzo sfrecciò con un sorpasso a 100 chilometri orari, entrando in collisione con la fiancata sinistra della Ford Fiesta su cui viaggiavano cinque ragazzi. Per quattro di loro non ci fu niente da fare mentre una ragazza soltanto riuscì a salvarsi. Il giovane non si fermò a prestare soccorso, sostenendo di non essersi accorto di quanto accaduto, e fu arrestato il giorno seguente. Poco prima dell’incidente, una donna aveva allertato la polizia locale per segnalare la guida spericolata proprio dell’elettricista, impegnato nella strada su diversi sorpassi azzardati. Il reato di omicidio stradale prevede una pena dai 2 ai 7 anni di reclusione e il pm Giovanni Gasparini ha deciso di arrivare a 12 anni di carcere che ha poi ridotto di un terzo. Non sono mancate le polemiche da parte dei familiari delle vittime che hanno contestato duramente l’udienza ritenendola assolutamente ingiusta per la gravità del fatto accaduto. La prossima udienza in tribunale sarà il 18 luglio e i legali dei giovani, gli avvocati Guido Simonetti e Simone Zancani, si batteranno per cambiare la situazione. Intanto l’avvocato di Marius, Rodolfo Marigonda, non contesta il fatto e la responsabilità del suo assistito, ma si batterà per ottenere il riconoscimento delle attenuanti generiche, e per far ricevere all’assistito un ulteriore sconto di pena. L’avvocato ha sostenuto che Marinica non ha precedenti e ha tenuto un comportamento esemplare nell’arco di questi mesi. Inoltre, il legale ha chiesto nuovamente il rientro del giovane a lavoro, per quanto non riesca più a mantenersi.

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Quella terribile sera a bordo della  Ford Fiesta condotta da Riccardo Laugeni,  viaggiavano anche Eleonora Frasson, Leonardo Girardi e Giovanni Mattiuzzo (tutti morti nell’incidente), insieme a Giorgia Diral, l’unica sopravvissuta. Ieri è stata ricostruita la dinamica dell’sinistro per chiarire gli aspetti relativi alla velocità con cui il mezzo percorreva il tratto di strada. La vettura rientrando da un sorpasso a 100 chilometri all’ora avrebbe stretto a destra scontrandosi con la macchina dei ragazzi. La difesa dell’imputato mira a dimostrare un concorso di colpa del conducente della Fiesta, che procedeva a 77 chilometri all’ora invece che 70, fatto che è già stato smentito. Il perito incaricato dal gip, l’ingegner Cristina Geddo, a questo riguardo, ha sottolineato l’impossibilità del fatto ma soprattutto ci ha tenuto a spiegare che con una diversa velocità, infatti, l’ incidente si sarebbe verificato in un altro punto e con modalità differenti e, dunque, è «impossibile stabilire con assoluta certezza quale sarebbe stata l’evoluzione dinamica del sinistro». Nel mentre però si ritiene che il giovane che guidava la Fiesta fosse perfettamente in regola con le norme stradali. La sentenza finale, da cui dipende anche il risarcimento danni alle famiglie dei ragazzi, è prevista per il 18 luglio.

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