Lockdown, sui bambini è stato un disastro

È uno studio dell’Istituto Mario Negri. Le paure dei bambini durante il lockdown, la quarantena imposta avrebbe avuto sui più piccoli, pesanti ripercussioni.

Lockdown pesanti ripercussioni sui bambini lo studio

La ricerca del Laboratorio per la Salute Materno Infantile del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, è stata effettuata tra maggio e giugno. Ha condotto il progetto “Ragazzi in quarantena”. Nello studio sono stati coinvolti 82 bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 14 anni, residenti a Milano. L’obiettivo dello studio era indagare il benessere psicologico e i cambiamenti di routine durante il lockdown. 12 dei soggetti analizzati hanno avuto dei famigliari che si sono ammalati di Covid-19, di questi, tre bambini sono anche risultati positivi al test sierologico.

Sintomi di disturbo psicologico

“Come già evidenziato da altri studi condotti durante le precedenti epidemie o studi recenti riferiti alla pandemia COVID-19 – ha dichiarato Maurizio Bonati, Capo Dipartimento Salute Pubblica dell’Istituto Mario Negri -, la quarantena può causare forte stress, paure, irritabilità e incertezze anche nei più piccoli, oltre che una maggior probabilità di sviluppare sintomi di disturbo psicologico che si protraggono nel tempo. Ad oggi vi sono ancora pochi studi che hanno analizzato l’impatto psicologico della quarantena sui bambini della scuola primaria e secondaria di primo grado, raccontato dai diretti interessati”.

Le video interviste hanno toccato diversi temi. Prima di tutto la didattica a distanza, l’80% degli intervistati ha dichiarato di aver avuto difficoltà maggiori a mantenere l’attenzione durante le lezioni online. 2/3 di loro hanno riportato che la DaD è più stancante della scuola normale, la metà di loro ha meno stimoli ad impegnarsi con questa modalità di apprendimento. In totale, 1/3 dei bambini e adolescenti ha fatto molta fatica ad adattarsi alla scuola da remoto.

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Abitudini alimentari modificate

Il 63% dei ragazzi ha modificato la propria alimentazione in quarantena. In modo particolare gli alunni della scuola primaria di primo grado. Oltre la metà dei soggetti ha mangiato più del normale. Molti di loro hanno consumato con maggior frequenza snack e dolci. In totale, il 44% dei ragazzi riporta di aver modificato la propria routine alimentare e “aver pasticciato” di più rispetto alla normale alimentazione pre lockdown.

Disturbi del sonno

Sonno disturbato per oltre la metà degli intervistati con frequenti risvegli notturni. Ritmo sonno–veglia alterato, con tendenza ad andare a letto più tardi del solito. La sveglia non ha subito grandi modifiche, al mattino posticipata solo di qualche minuto per le lezioni. Circa la metà dei ragazzi intervistati riporta di aver voluto dormire nel lettone con i propri genitori durante la quarantena. Complessivamente circa 1/3 del campione ha avuto problemi di sonno e ha desiderato dormire nel lettone.

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La paura più grande

Il timore più grande per i ragazzi intervistati, una paura condivisa da 3/4 di loro, è stato il pensiero che i loro cari potessero ammalarsi di Covid-19. In merito ai sintomi d’ansia, 18 soggetti (22%) hanno riportato punteggi normali, 54 (65%) punteggi lievi-moderati, mentre 10 (12%) punteggi particolarmente elevati, senza differenze importanti tra maschi e femmine e tra studenti della scuola primaria di primo e secondo grado.

Per i ragazzi che hanno trascorso più di due ore al giorno davanti agli schermi (al di fuori delle lezioni di DaD) hanno mostrato livello di ansia maggiore. 36 ragazzi (44%) hanno riportato frequenti sbalzi d’umore, associati principalmente ad un maggior tempo davanti agli schermi e a un cambiamento della routine alimentare (sia per la quantità che la qualità).

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La mancanza degli amici

Quasi la totalità del campione (90%) ha riportato di aver sofferto molto la mancanza degli amici e dei compagni; come anche la mancanza delle attività extra-curricolari e degli hobby (72%) con cui trascorreva i pomeriggi e week-end, come lo sport e le attività di gruppo. Alla domanda “Qual è la prima cosa che vorresti fare una volta tornati alla normalità?” oltre la metà dei ragazzi ha espresso il desiderio di poter rivedere i propri amici e compagni e di poter riprendere le attività sportive, di ricongiungersi con i propri famigliari e di poter andare al mare.

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È essenziale a questo punto, per i ricercatori, “cercare di capire le reazioni ed emozioni dei bambini in risposta a tale emergenza, al fine di indirizzare in modo efficace i loro bisogni, cercando così di prevenire conseguenze negative sulla salute fisica e psicologica nel lungo termine, in vista della riapertura delle scuole a settembre. Bisogna inoltre considerare che le scuole sono state le prime sedi di attività a chiudere (23 febbraio in Lombardia) e saranno le ultime a riaprire (14 settembre). Il rischio di compromissione di aspetti cognitivi, emotivi e relazionali conseguenti alla prolungata chiusura delle scuole è molto alto”.

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