Lockdown, l’eroina si vendeva in chiesa

Le persone indagate avevano continuato a spacciare tramite alcuni sotterfugi durante il periodo di lockdown, per non sparire dal mercato. 

“Per evitare gli stringenti controlli posti in essere sul territorio nel periodo di lockdown dalle forze di Polizia gli indagati ricorrevano a sotterfugi: alcune compravendite di stupefacenti avvenivano all’interno delle insospettabili mura di una chiesa di Mestre”, si legge in uno dei dettagli dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Pordenone. L’inchiesta ha portato all’arresto di 5 persone, diffusi dal Comandante provinciale delle Fiamme Gialle, colonnello Stefano Commentucci. Tre persone, per le quali è stato disposto direttamente il carcere sono state portate nelle case circondariali di Pordenone, Trieste e Venezia.

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Le attività di spaccio venivano nascoste da lavori fittizi, alla fine scoperti dalle forze dell’ordine del luogo. Dentro alla banda “si faceva ricorso a carte prepagate per i pagamenti – ha precisato Commentucci – viaggiando quindi senza denaro al seguito, si simulavano inesistenti attività lavorative (come assistenza anziani, collaboratrici domestiche) per giustificare gli spostamenti e, per ultimo, per evitare i sequestri, gli indagati occultavano lo stupefacente, oltre che nella biancheria intima, anche all’interno del loro corpo”.

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