Definisce Biden una “marionetta cinese”: spuntato il conto di Trump in Cina

Mentre vengono lanciate critiche nei confronti di Biden sulla sua posizione nei confronti della Cina, le dichiarazioni dei redditi di Donald Trump rivelano dettagli scomodi sugli affari del presidente: spuntato un conto bancario cinese.

trump conto in cina
Donald Trump e il conto bancario in Cina – foto via New York Times

Continua senza sosta la battaglia della campagna elettorale negli Stati Uniti. Nell’ulimo intervento tenuto da Donald Trump, il presidente ha affermato di aver operato un’ottima gestione della pandemia del Paese. “Joe Biden vuole chiudere l’America. Guardate i nostri numeri rispetto a quelli dell’Europa”, ha infatti spiegato il presidente Usa. Aggiungendo: “Abbiamo salvato milioni di vite”.

E ancora, in occasione di un comizio in Pennsylvania (uno degli stati chiave per questa accesa corsa alla Casa Bianca), Trump ha affermato che “da Joe Biden c’è stato un tradimento dietro l’altro” nei confronti dell’America, dato che sarebbe sua intenzione “eliminare i confini americani”. “Ma come si può avere un Paese senza confini?”, ha domandato poi il presidente, siglando con un “vinceremo” il discorso dedicato ai suoi sostenitori.

Il conto in banca cinese di Trump

Ma la campagna elettorale di Trump, oltre ad essere composta da frecciate velenosi scoccate direttamente contro il suo oppositore (o suo figlio), continua a rendere protagonista la Cina e la relativa pandemia che vi è scaturita. Tant’è che fin da subito – riporta il New York Times – il presidente uscente ha cercato di ritrarre Biden come un “burattino” cinese che, in qualità di vicepresidente, ha mal interpretato i pericoli posti dal “crescente potere” della nazione orientale.

Eppure, i riflettori sono nuovamente puntati sul conto in banca di Trump in Cina. Ad illuminare la faccenda sono stati i giornalisti del New York Times, che hanno parlato delle dichiarazioni dei redditi del presidente e delle tasse che lo stesso avrebbe pagato in Cina tra il 2013 e il 2015.


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Il conto, controllato dalla Trump International Hotels Management, pare sia stato aperto per “esplorare le potenzialità di accordi alberghieri in Asia”, ma si tratta comunque di una rivelazione scomoda, dato il castello di critiche costruito dalla Casa Bianca sulle aziende americane che operano in Cina, sulle accuse di arrendevolezza nei confronti di Pechino lanciate contro il rivale democratico (comprese quelle lanciate al figlio di Biden, Hunter), alle accuse di pandemia mondiale rivolte allo stesso esecutivo cinese e alla questione legata allo spionaggio governativo.

Già nei precedenti articoli, comunque, il quotidiano aveva rivelato che Trump aveva pagato 750 dollari in tasse federali tra il 2016 e il 2017, mentre attraverso il conto bancario cinese era risultato che erano stati pagati 188.561 dollari in tasse locali.


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Ad ogni modo, uno degli avvocati della Trump Organization (Alan Garten) ha spiegato al quotidiano che la Trump International Hotels Management aveva “aperto un conto con una banca cinese che ha uffici negli Stati Uniti per poter pagare le tasse locali. Nessun affare, transazione o altre attività si sono mai materializzate e, dal 2015, l’ufficio è rimasto inattivo“. Lo stesso legale ha inoltre insistito sul fatto che, “sebbene il conto sia rimasto aperto, non è mai stato usato per altri scopi“.

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