Quanto è sostenibile il debito pubblico italiano? Il parere delle agenzie di rating

L’agenzia di rating Scope Ratings scrive del debito pubblico italiano: “Il supporto europeo ha favorito la risposta fiscale alla crisi, ma ugualmente nel lungo termine la sostenibilità del debito pubblico arrivato al 160% del Pil resta sfidante”.

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(Da Getty Images)

L’agenzia di rating Scope Ratings ha reso pubblico un commento sulla situazione economica italiana, e più in particolare sulla sostenibilità del nostro debito pubblico. Il verdetto dell’agenzia, anche in virtù delle misure europee, afferma: “Il supporto europeo ha mantenuto l’accesso dell’Italia ai mercati a tassi sui minimi storici e ha favorito la risposta fiscale alla crisi, ma ugualmente nel lungo termine la sostenibilità del debito pubblico arrivato al 160% del Pil resta sfidante”. Una posizione diversa rispetto a quella sostenuta da un’altra agenzia di rating, la S&P Global Rating, nella giornata di venerdì 23 ottobre. Quest’ultima infatti avrebbe sottolineato in maniera più rosea gli effetti del Recovery Fund, spostando le prospettive del rating dell’Italia da “negativo” a “stabile”. Il merito andrebbe alle misure di politica monetaria e il Recovery Fund, che “danno alle Autorità l’opportunità di far ripartire l’economia e di invertire il deterioramento dei conti pubblici”.

L’opinione di Scope Ratings: bene ma non abbastanza

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(Da Getty Images)

Innanzitutto è necessario ribadire che la pagella affidata da Scope Rating all’Italia resta sempre la stessa: BBB+ con outlook negativo. Quello fornito di recente dall’agenzia è un semplice commento sull’andamento del Paese. La previsione non è delle migliori: nonostante le misure in atto (le politiche della Bce, i tassi ai minimi storici, la risposta europea), nonostante questi strumenti, “il debito pubblico difficilmente potrà essere ridotto dopo la crisi“. Questo sarebbe legato al “basso potenziale di crescita dell’Italia e “alle basse prospettive di inflazione (0,8% nei prossimi 12 mesi secondo la Banca d’Italia)”. In altri termini: Bce e Ue stanno facendo sforzi encomiabili, ma questo non riuscirà ad invertire la rotta del debito pubblico italiano, non riuscirà a iniziare un percorso in discesa.


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Lo dice chiaramente Dennis Shen, lead analyst di Scope per l’Italia: “A nostro avviso sono ottimistiche le previsioni del Governo di ridurre il debito di oltre 23 punti percentuali nel prossimo decennio. Questa previsione dà infatti per scontato un significativo avanzo primario, equivalente al 2,5% del Pil entro il 2026, che rappresenta un consolidamento davvero significativo rispetto al deficit primario di 7,2% che stimiamo per il 2020”.

S&P: la versione ottimista

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Diversa, invece, l’opinione di un’altra agenzia di rating, la S&P. In questo caso l’Italia mantiene un rating invariato (BBB) e migliora l’outlook. Come è possibile constatare confrontando le diverse posizioni, quelle delle agenzie di rating restano comunque opinioni sulla base di valutazioni economiche, non previsioni esatte di quanto accadrà realmente. A proposito dell’Italia S&P spiega: “L’outlook stabile bilancia da un lato le conseguenze negative della pandemia sulle finanze pubbliche e dall’altro la straordinaria risposta della Bce e dell’Unione europea, che ha costituito un Recovery Fund che sborserà risorse sotto forma di prestiti e di sussidi pari al 12,5% del Pil italiano nei prossimi 4 anni”. Insomma, sarà necessario attendere per capire chi dei due abbia ragione, quale dei due scenari si avvicini di più a ciò che accadrà realmente. Intanto i due commenti mantengono un loro peso non tanto come previsioni, ma come opinioni in grado di influenzare investitori e banche centrali, e quindi, in un certo senso, di impattare indirettamente nella vita dei Paesi analizzati.

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