Carceri, torna l’allarme Covid: anche i processi in smart working

Sono circa 5mila i detenuti fatti uscire dalle carceri di tutta Italia. Cambiano le procedure: “Indagini preliminari con collegamenti da remoto, udienze penali mediante videoconferenze e possibilità per gli avvocati penalisti di depositare da remoto, con pieno valore legale”.

carceri italiane
La situazione nelle carceri torna in pericolo – meteoweek.com

Torna il pericolo del Covid-19 anche tra le sbarre e i bracci delle carceri in tutta Italia. Il timore è stato segnalato in questi ultimi giorni sia dai vertici delle varie case penitenziarie che da chi vi opera, ovvero gli agenti e i secondini. La seconda ondata del virus è arrivata anche in galera, tanto che sono state prese delle misure per far sì che le carceri non tornino a essere dei veri e propri focolai. Un evento già accaduto, purtroppo, durante la prima ondata di Covid, quando furono decine le persone decedute dopo aver contratto il virus.

E non mancano le prime segnalazioni da alcune tra le più imponenti strutture del Paese. Sono ben 41 gli istituti penitenziari in cui si sono segnalati, in questi ultimi giorni, casi di positività al Coronavirus. Oltre settanta riguardano il carcere di San Vittore a Milano, mentre altri 55 arrivano da Terni e infine una dozzina di detenuti sono risultati positivi nel carcere di Benevento. Ma come abbiamo detto, il problema non riguarda solo i carcerati, ma anche chi deve garantire la sicurezza in galera. Per questo motivo arriva la notizia di circa 200 operatori di polizia risultati positivi.

Tra questi, in tre hanno dovuto fare ricorso al ricovero in ospedale. Una situazione che ha portato inevitabilmente a un confronto nell’ultimo consiglio dei ministri, in cui sono state prese delle decisioni fondamentali per la sanità all’interno delle carceri. Ne trarranno giovamento circa 5mila detenuti, ai quali verrà consentito di tornare nelle proprie abitazioni. Tra questi ve ne sono 2mila in stato di semilibertà, che potranno tornare a casa la sera ma dovranno presentarsi nella casa circondariale al mattino. Gli altri 3mila sono detenuti comuni.

Carceri parzialmente meno piene – meteoweek.com

Si tratta di un numero che si aggira intorno al 10% della popolazione totale delle carceri in Italia. Nelle galere del nostro Paese, infatti, trovano posto 54.815 persone. Naturalmente non rientrano tra i 5mila fruitori del provvedimento gli autori dei cosiddetti reati gravi. Tra questi spiccano episodi di mafia, terrorismo, corruzione, voto di scambio, maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale. A questi si aggiungono anche coloro i quali hanno dato vita alle rivolte nelle carceri della scorsa primavera. Trattamento uguale anche per chi ha subìto un procedimento disciplinare nell’ultimo anno solare.

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Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Giorgis, ha fatto capire che le nuove norme sono in linea con la preoccupazione degli italiani. “Sono norme importanti ed equilibrate – ha detto – che mi auguro contribuiranno a ridurre i rischi di diffusione dei contagi senza compromettere le esigenze di sicurezza”. Il garante nazionale dei detenuti Mario Palma chiede di più: “Resta ineludibile la predisposizione di spazi di ricovero interno che si spera non siano necessari, ma che sarebbe errato non prevedere”.

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Ma le novità riguardano anche lo svolgimento dei processi. È stato il ministro dell’interno Alfonso Bonafede a dettare le linee guida per un lavoro molto vicino al tanto chiacchierato smart working: “Tutti gli operatori devono trovarsi nelle condizioni di poter lavorare in sicurezza”. Queste le misure previste: Indagini preliminari con collegamenti da remoto; udienze penali mediante videoconferenze (con il consenso delle parti); possibilità di ricorrere all’udienza cartolare anche per i casi di separazione consensuale e divorzio congiunto; possibilità per gli avvocati penalisti di depositare da remoto, con pieno valore legale, istanze, memorie e atti mediante il portale del processo penale telematico o tramite invio pec.

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