Hong Kong: attivista Tony Chung accusato di secessione

Tony Chung, tra i primi attivisti pro-democrazia di Hong Kong arrestati per la controversa legge sulla sicurezza nazionale, è stato accusato di secessione come prima figura di maggior rilievo in forza della stessa legge imposta da Pechino.

Chung, 19 anni, è comparso in tribunale dove gli sono stati contestati i reati di riciclaggio di denaro e cospirazione con la pubblicazione di materiare sedizioso, due giorni dopo l’arresto eseguito in un coffee shop di  fronte al consolato Usa di Hong Kong dove voleva richiedere asilo. Chung è l’ex leader di Studentlocalism, gruppo pro indipendenza sciolto.

StudentLocalism, un piccolo gruppo studentesco pro-indipendenza, fu sciolto ufficialmente prima dell’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale, avvenuta nella notte del 30 giugno scorso, mantenendo tuttavia ancora operativi i capitoli attivi all’estero. Chung e altri tre associati furono arrestati una prima volta a fine luglio per il sospetto di incitamento alla secessione attraverso i messaggi postati sui social media dalla polizia per la sicurezza nazionale, appositamente istituita.

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Tutti furono rimessi in libertà su cauzione. Un altro piccolo e poco conosciuto gruppo, ‘Friends of Hong Kong’, ha rivendicato il tentativo di portare Chung al consolato generale americano dell’ex colonia per la richiesta di asilo. Ieri, intanto, gli Stati Uniti hanno condannato gli ultimi arresti di attivisti come un ulteriore segnale della stretta sulle libertà nella città da parte di Pechino. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha glissato sull’ipotesi della richiesta d’asilo, “a causa delle questioni legate alla privacy”. Oltre al tentativo di Chung e di altri due attivisti bloccato dalla polizia, il South China Morning Post aveva riferito martedì di altre quattro persone che erano riuscite a entrare nel consolato, venendo però respinte. “L’asilo può essere richiesto solo al momento dell’arrivo negli Stati Uniti”, ha rilevato sul punto il portavoce.

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