Ponte Morandi, le intercettazioni degli ex Aspi arrestati: “Barriere incollate col Vinavil”

Le intercettazioni incastrano gli ex vertici di Autostrade per l’Italia (Aspi): sapevano che le barriere antirumore del Ponte Morandi erano difettose e potenzialmente pericolose per la sicurezza stradale.

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La polizia ha intercettato le conversazioni dei vertici di Autostrade per l’Italia – meteoweek.com

Mercoledì mattina la Procura di Genova ha disposto, a margine dell’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi e di quella parallela sull’inadeguatezza dei pannelli fonoassorbenti presenti, l’arresto dei vertici di Autostrade per l’Italia per frode nei confronti dello Stato. Essi non avrebbero infatti provveduto alla messa in sicurezza delle barriere antirumore e avrebbero inoltre occultato la loro inidoneità e pericolosità al Ministero delle Infrastruttura e dei Trasporti, che svolge il ruolo di organo di vigilanza.

Le intercettazioni incastrano ex dirigenti. Giovanni Castellucci, amministratore delegato Aspi fino a gennaio del 2019, Michele Donferri Mitelli, ex responsabile delle manutenzioni e Paolo Berti, ex direttore centrale operativo, sono attualmente ai domiciliari. Adesso sono tutti ai domiciliari. Nei guai sono finiti però anche attuali manager di Aspi. Si tratta di Stefano Marigliani, direttore del primo tronco di Genova, e i suoi collaboratori più fedeli, Paolo Strazzullo, direttore manutenzioni, e Massimo Meliani, direttore tecnico.


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Per approfondire:


Le intercettazioni degli ex Aspi

La resina utilizzata per saldare le barriere antirumore sul Ponte Morandi non aveva il marchio CE. Lo ammette uno degli indagati in una conversazione con un collega nel corso di una riunione tra i vertici Aspi, come emerso dalle intercettazioni. “Non ci risulta che sia certificato“, dice. Un altro conferma: “Sono incollate con il Vinavil“. Alcune sarebbero persino “sbragate“. Una situazione di cui, dunque, tutti erano a conoscenza, anche in virtù del fatto che a novembre 2016 e a gennaio 2017 si erano già verificati dei cedimenti del pannelli nella rete autostradale. Nessuna misura efficiente era tuttavia stata adottata per risolvere gli evidenti problemi.

La volontà palese era di nascondere l’inefficienza delle barriere antirumore per evitare l’effetto domino a livello nazionale. Per cui, di mese in mese, venivano presi provvedimenti atti soltanto ad occultare. I dirigenti di Aspi, inoltre, non mostravano alcuna preoccupazione in merito. Lo dimostrano ancora una volta le intercettazioni. “Quante sono le ribaltine sceseMichele Donferri Mitelli, allora responsabile delle manutenzioni, che sembra essere colui che impostava le strategie – e quanti i Comuni che hanno rotto il c***? Solo Rapallo ha rotto il c***”. E poi, ridendo: “Gliele abbiamo ritirate su e ci siamo inventati il criterio della manutenzione“.

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Michele Donferri, ex responsabile della manutenzione Aspi, è accusato di essere uno degli artefici della frode ai danni dello Stato sulle barriere antirumore – meteoweek.com

L’interesse, piuttosto, da anni era rivolto più agli introiti derivanti dai lavori di manutenzione che alla sicurezza. “Ti ricordi poi… Castellucci? Allora diceva “facciamo noi!”. E Gilberto (Benetton, ndr) eccitato perché lui guadagnava e suo fratello di più“, dice Giorgio Brunetti, professore emerito della Bocconi. È al telefono con Gianni Mion, manager di Edizione Holding, società che controlla sia Atlantia che Aspi. “Le manutenzioni le abbiamo fatte calare, più passava il tempo meno facevamo, così distribuivamo più utili. E Gilberto e famiglia erano contenti…“, conferma.

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