Sandra Zampa: “Natale? Al cenone solo parenti di primo grado”

La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa (Pd), intervistata da Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 avrebbe dati qualche indicazione in più sulle possibili misure da applicare a Natale: “Non credo che ci possano essere allenamenti delle misure per Natale: dovremo anzi prevedere molto probabilmente una limitazione delle persone riunite a non oltre il primo grado di parentela”.

zampa natale - meteoweek.com

La sottosegretaria Sandra Zampa (Pd) torna a parlare del Natale, dopo aver annunciato, già qualche giorno fa, l’arrivo di una misura speciale per contenere il riaccendersi di nuovi focolai in vista delle feste. Intervistata da Lilli Gruber a Otto e mezzo fornisce allora qualche indicazione in più su quali potrebbero essere queste misure: “Non credo che ci possano essere allenamenti delle misure per Natale: dovremo anzi prevedere molto probabilmente una limitazione delle persone riunite a non oltre il primo grado di parentela. Credo che sarà un Natale ben diverso da quello che abbiamo conosciuto” . Per Natale, quindi, ammesso solo il primo grado di parentela, fratelli e sorelle. Poi, sulle prossime misure applicate su tutto il territorio nazionale, la Zampa è chiara: “Non mi aspetto alcun allentamento in futuro“. Sulle misure prese ribadisce la necessità di attendere i loro risultati, senza cambiare rotta: “Io credo che dobbiamo fare lo sforzo di mantenere quello che abbiamo scelto: mantenere il più possibile il Paese produttivo lasciando il tempo necessario alle misure di mostrare la loro efficacia”.

Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi?

A quanto pare il governo starebbe andando proprio in quella direzione. O almeno: sul “Natale con i tuoi” non ci sono dubbi. La prossima Pasqua in un’atmosfera di normalità è invece un obiettivo da raggiungere. Già nei giorni scorsi, infatti, la sottosegretaria Zampa aveva commentato sulla Stampa: ” La gran parte delle restrizioni attuali è bene che restino, magari con un allentamento del rigore per alcuni esercizi“. L’attenzione, in questo senso, è massima, sottolinea Zampa: il rischio è il collasso del servizio sanitario. “Questa epidemia va affrontata con una grande razionalità, che misuri l’impatto delle azioni messe in atto. Ma siamo tutti consapevoli che se il trend non muta, nessun servizio sanitario al mondo potrebbe reggere. Se tutto si rivelasse inefficace, nessuno attenderà fino all’ultimo. Bisogna combattere con un elemento fondamentale che è il tempo e nessuno farà tardi, tanto meno il ministro Speranza”.


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La posizione degli esperti

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(Da Getty Images)

Intanto tutti gli esperti sembrano convinti dell’esigenza di non allentare le misure di contenimento per Natale. Tutti sembrano anche condividere l’applicazione di ulteriori strette. Ma a gradi diversi. Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco-università Statale di Milano, intervistato dal Tg4, ad esempio sembra in linea con la posizione della sottosegretaria: “Non voglio dire che gli italiani a Natale dovranno digiunare, si potranno raccogliere in piccoli gruppi, ma i grandi cenoni familiari e grandi veglioni quest’anno ce li dobbiamo dimenticare fin d’ora”. Poi ancora: “Anche se chiudessimo tutto oggi, e riaprissimo per Natale o prima di Natale, è abbastanza evidente che se non manteniamo le precauzioni, anche dopo la riapertura, cadremmo esattamente nell’errore di ferragosto, quando un’interpretazione disinvolta del ‘dobbiamo convivere col virus’ ha portato al risultato che il virus ha fatto festa insieme agli italiani”. Più drastico, invece, Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici, che sottolinea l’urgenza di un lockdown totale, visto che in molti casi gli anestetisti sono già costretti a scegliere chi intubare.


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Questo vuol dire che “fra Natale e l’inizio del 2021 i casi di influenza si sommeranno a quelli di Covid e i pronto soccorso saranno pieni di persone con gli stessi sintomi e la paura di aver preso il coronavirus. Noi siamo ancora in tempo di evitare tutto questo con un lockdown esteso a tutta Italia, della durata di un mese. L’alternativa è che il servizio sanitario alzi bandiera bianca”, sottolinea in un’intervista al Corriere.

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