Paolo Becchi: “Lockdown inutile, la Svezia è un caso esemplare”

A Piazzapulita su La7 Paolo Becchi, professore di Filosofia pratica e Bioetica giuridica, commentando l’attuale emergenza sanitaria: “Noi abbiamo fatto un castello di burocrazia col quale vogliamo rispondere con un altro castello”. 

paolo becchi - meteoweek.com

Per Paolo Becchi, docente universitario di Filosofia pratica e Bioetica giuridica presso l’Università di Genova, “non avevamo bisogno di un lockdown prima e non abbiamo bisogno di un lockdown ora”. E’ quanto affermato durante il suo intervento di ieri sera, 12 novembre, a Piazzapulita, su La7. Critici i toni nei confronti della lotta tra virologi e delle misure adottate in Italia: “La guerra tra virologi credo che non esista in nessuna altra parte del mondo. Noi abbiamo fatto un castello di burocrazia col quale vogliamo rispondere con un altro castello”. Quindi come andrebbe risolta questa condizione? La proposta del professor Becchi, presentata anche al leader della Lega Matteo Salvini, prevede un comitato con esperti di varie discipline (sociologi, politologi, filosofi), oltre agli esperti in campo scientifico. Questo perché “la pandemia non è solo un fenomeno medico, ma anche costruzione sociale. Bisogna analizzare il problema così. L’argomento è stato affrontato complessivamente male, perché non riguarda solo i medici. O vogliamo creare uno stato terapeutico?”.


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Insomma, incalzato da Formigli il professor Becchi arriva al nocciolo del suo punto di vista. “Lei pensa che l’emergenza sanitaria sia stata creata per imporre un clima di terrore?”. Risposta: “Ma certamente”. Giunti alla fine del discorso, il succo è sempre lo stesso: il Covid non è come ci viene mostrato. In qualche modo è molto meno. Quindi il giudizio, anche se ammette “non sono un esperto in materia”: “Non avevamo bisogno del primo lockdown e neanche di un secondo lockdown. Vanno fatti ma molto focalizzati, anche su determinate categorie. La Svezia è esemplare, hanno un tasso di mortalità inferiore al nostro”.

Nessun lockdown, tasso di mortalità inferiore all’Italia

La Svezia si è contraddistinta rispetto agli altri paesi europei per aver rifiutato non solo il lockdown, ma anche l’applicazione di ogni forma di limitazione alla libertà personale e di impresa. In Svezia, ad esempio, il governo ha deciso di non imporre l’utilizzo delle mascherine. La strategia della Svezia ha sembrato pagare per diversi mesi. Il tasso di mortalità resta, in proporzione, più basso rispetto a quello italiano. E il Pil, effettivamente, sembra averci guadagnato. La Commissione europea ha pubblicato le stime delle previsioni economiche di tutti gli Stati membri dell’Unione europea: “L’impatto economico della pandemia è stato molto diverso nell’Ue e lo stesso vale per le prospettive di ripresa”. Con l’Italia che si attesta il secondo posto nella lista dei Paesi Ue più colpiti dalla pandemia (Pil al -9,9% nel 2020), la performance della Svezia va segnalata: il Pil registrerebbe un -3,4% nel 2020, con una prospettiva di crescita del 3,3% e 2,4% negli anni successivi. Insomma, nessun lockdown, tasso di mortalità inferiore a quello italiano e Pil più solido.

Ora come sta andando in Svezia?

Il modello svedese sta funzionando? Ha funzionato per un po’, ora sembra esser entrato in crisi. La Svezia nella giornata di ieri ha contato altri 4.635 nuovi contagi affermandosi come il paese che in Scandinavia ha subito il maggior numero di perdite a causa del coronavirus. In aprile i contagi erano 500 al giorno. Cresce la curva, e anche molto velocemente. A dare una percentuale della velocità del contagio, è il Guardian che sottolinea: i pazienti Covid ricoverati negli ospedali sono aumentati del 60% rispetto alla settimana scorsa. Il tasso di mortalità svedese, pur restando al di sotto di quello italiano, sembra il più alto rispetto ai paesi limitrofi. Durissimi i toni di Lena Einhorn, virologa svedese, che al Financial Times afferma: “Finora la strategia svedese è stata un fallimento. Quattro giorni fa abbiamo avuto casi pro capite otto volte più alti della Finlandia e tre volte e mezzo più della Norvegia. Avrebbero dovuto stare peggio di noi in autunno perché noi avremmo avuto l’immunità”.


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Ora il premier Stefan Lofven afferma: “Tutti gli indicatori vanno nella direzione sbagliata”. Poi ancora: “Il virus si sta diffondendo velocemente e nell’ultima settimana il numero di persone positive in terapia intensiva sono più che raddoppiate”. Effettivamente, in un articolo pubblicato su Nature il 21 ottobre si fa il punto della situazione in Svezia: il tasso di mortalità dei casi della Svezia “è almeno tre volte quello della Norvegia e della vicina Danimarca“.

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