Istruzione e formazione, dall’Europa un piano d’azione per integrare i migranti

La Commissione Ue propone un piano d’azione per l’integrazione dei cittadini dei Paesi terzi, puntando su istruzione e formazione.

Le politiche di asilo e di migrazione non bastano. Il vero problema è l’integrazione. Un’integrazione attualmente marginale, quella che riguarda i migranti; e a sostenerlo è l’Unione Europea. Serve anche una politica di integrazione e inclusione efficace, fondamentale anche per aiutare l’economia”, sostiene infatti la Commissione Ue nel suo piano d’azione per l’integrazione dei cittadini dei Paesi terzi. Un piano che indica la strada ai Governi affinché approfittino dei fondi europei per integrare chi arriva sui territori europei. Un piano che punta su istruzione e formazione: “Bisogna prestare particolare attenzione alla facilitazione del riconoscimento delle qualifiche e all’apprendimento linguistico”, riferisce la Commissione UE che insiste poi per il riconoscimento delle competenze e per la valorizzazione del contributo delle comunità di migranti, in particolare delle donne.

La Commissione collaborerà con datori di lavoro e parti sociali per promuovere l’integrazione sul mercato del lavoro; per sostenere l’imprenditorialità; per agevolare il riconoscimento e la valutazione delle competenze di ciascun migrante.

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Una politica inclusiva a 30 grandi, che permetta l’accesso ai servizi sanitari e agli alloggi a
prezzi accessibili. Da dove arriveranno, quindi, i finanziamenti? Dal Fondo europeo di
sviluppo regionale; dal Fondo sociale europeo Plus; dal Fondo Asilo e migrazione; dal programma InvestEU. Proprio la Commissione europea ha proposto tempo fa uno stanziamento totale di 40,62 miliardi di euro nei prossimi sette anni da usare in programmi di accoglienza e asilo. Alcune associazioni hanno fatto però notare che “circa il 75% del bilancio Ue in materia di migrazione e asilo sarebbe destinato ai rimpatri, alla gestione delle frontiere e all’esternalizzazione dei controlli”. Un approccio non sufficiente e che va a discapito dell’asilo e dei programmi di integrazione all’interno degli Stati membri, fermi al 25% delle somme dedicate al capitolo di spesa.

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