Vaccini anti-Covid, piano in ritardo: metà delle Regioni non ha dato risposte

Vaccini anti-Covid, piano in ritardo: metà delle Regioni non ha dato risposte. Solo 13 regioni su 20 hanno risposto

Vaccino-(Photo by David Greedy-Getty Images)

Il piano del nostro Paese per la vaccinazione anti Covid non solo non c’è ancora, ma già comincia con i primi ritardi. A quanto pare, infatti, le Regioni avrebbero dovuto comunicare al commissario  Arcuri entro il  21 novembre, “idonee strutture” nelle 107 Province italiane, a cominciare dagli ospedali, per la conservazione del vaccino Pfizer, che sarà tra i primi ad arrivare in Italia e forse il più complesso da gestire in quanto è necessario garantirne la conservazione a -75 gradi.

Tuttavia a ieri, 23 novembre, hanno risposto solo 13 Regioni. Dunque si parte dalle suddette premesse per il piano italiano che si sta definendo in questi giorni. Il ministro della Sanità Roberto Speranza intende presentarlo nei prossimi giorni in Parlamento. Qui si dibatterà anche se rendere o meno il vaccino obbligatorio, anche se pare si punti sempre sul consigliarlo, e delle categorie che dovranno riceverlo prima di altre: l’ipotesi è vaccinare prima operatori sanitari, anziani e forze dell’ordine.

Leggi anche:—>Orrore a Parigi, violento sgombero della polizia: manganellati migranti e giornalisti

Leggi anche:—>Capo sicurezza Apple a processo per presunte tangenti per permessi armi

Clicca qui e poi premi la stellina (Segui) per ricevere tantissime novità gratis da MeteoWeek

Nello specifico, le Regioni avrebbero dovuto comunicare indicare ad Arcuri i presidi ospedalieri in cui si terrà la prima fase di somministrazione e le “unità mobili” per vaccinare ospiti e operatori delle Rsa. Pfizer ha garantito che porterà le dosi direttamente in ogni luogo di somministrazione. Lo porterà in apposite borse che conterranno max 5 scatole da 975 dosi ciascuna e che ne assicureranno la conservazione per 15 giorni, ma per tenerle al sicuro almeno 6 mesi si necessita di super celle frigorifere, ecco perché era importante comunicare le sopraccitate “strutture idonee“.

Attualmente, per l’acquisto dei vaccini il governo ha speso 94 milioni, che è anche la somma che la Ue “ha chiesto all’Italia per la quantità di vaccini che sono stati finora predisposti”, ha spiegato Arcuri, precisando che il “meccanismo di acquisizione e contrattualizzazione dei vaccini avviene all’interno di un pool dell’Unione Europea che raggruppa tutti i Paesi che hanno sottoscritto l’accordo”. In questa intesa, ogni Paese ha diritto a una  percentuale di vaccini e la nostra Nazione ha il 13,5%.

Il piano italiano, sul modello di quello tedesco, dovrebbe introdurre una app per chi si vaccinerà atta a verificare la somministrazione della doppia dose e gli effetti che ne conseguiranno. Al termine della prima fase che inizierà negli ospedali si eseguirà una “vaccinazione di massa”. Probabilmente, per quest’ultima operazione, si potrebbero usare i drive-in in cui oggi si eseguono tamponi. Inoltre, si potrebbero sfruttare anche fiere e palestre.

Impostazioni privacy