Coronavirus, cos’è successo al “modello veneto” di Luca Zaia?

Il numero di contagi e di decessi in Veneto a causa del Coronavirus sembra sfaldare il primato di Luca Zaia nella gestione della pandemia.

Scontro tra Luca Zaia e il virologo Andrea Crisanti. Il primo ha attribuito l’alto numero di contagi nella Regione al numero di tamponi e test effettuati. Ma a smentirlo c’è stato proprio Crisanti secondo cui, invece, le ragioni del boom risiederebbero nel fatto che il Veneto è sempre rimasto “zona gialla”, contando quindi su maggiori libertà ma anche su maggiori rischi. Di fatto, il livello di contagi e di decessi in Veneto ha rappresentato il fallimento del “modello veneto”. Qualcosa è accaduto. Ma cosa?

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I dati sull’andamento del contagio riferiti al 28 dicembre indicano un incremento giornaliero di positivi in Veneto pari a 2.782 unità, seguita dal Lazio che, come il Veneto, conta sulla disponibilità di molti test rapidi. Nella stessa giornata, i decessi in Veneto sono stati 69, pari al 15,5% dei 445 morti in Italia. Una media superiore alla popolazione regionale, 4 milioni e 900mila abitanti, pari all’8,24 per cento di quella nazionale. Quindi la mortalità è quasi doppia. Se da un lato, quindi, Luca Zaia continua ad affermare il primato della “sua” regione nella gestione dell’emergenza pandemica, i numeri sembrano smentirlo e indicare che quanto fatto, forse, non basta.

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Infatti, il fallimento della gestione della pandemia in Veneto , che Zaia attribuisce di volta in volta all’irresponsabilità dei propri cittadini o al governo, è sotto gli occhi di tutti e il “modello veneto” sembra ormai non esistere più. Una prova ulteriore dell’escalation della Regione di Luca Zaia è nel numero di posti di terapie intensive occupate. Il 25 novembre, quando in Italia hanno raggiunto il punto massimo con 3.848 unità, il Veneto aveva 324 pazienti in unità critica, pari all’8,4 per cento del totale. Il 10 dicembre con 358 posti occupati su 3.291 in Italia era già al 10,9 per cento. E il 20 dicembre con 342 su 2.743 totali era al 12,5 per cento. Ma ancora, il 28 dicembre con 373 terapie intensive in Veneto su un totale di 2.565 è balzata al 14.5 per cento.

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