Stalker perseguita psicologa: due anni di incubo per un medico

Una psicologa ha vissuto nell’incubo per oltre due anni prima che lo stalker che la perseguitava fosse finalmente indagato e messo sotto controllo

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La legge che dovrebbe arginare il drammatico fenomeno degli stalker in Italia è una realtà ormai da alcuni anni. Ma non dappertutto viene interpretata nel modo migliore e a volte occorre molto tempo prima che le contromisure possano tutelare le vittime.

Stalker senza freni

È notizia di queste ultime ore che una psicologa, una professionista di trent’anni originaria di Roma, sia stata perseguitata per oltre due anni da un suo paziente che aveva fatto di tutto, letteralmente di tutto, per impadronirsi della sua vita. Messaggi, telefonate, appostamenti sotto casa. Lo stalker aveva iniziato con qualche emoticon su WhatsApp, un pensiero che poteva essere interpretato come audace ma non eccessivamente invasivo. Poi dalle faccette colorate si è passati ai messaggi, sempre più pesanti, sempre più espliciti.

“Ti voglio bene, ti adoro. Mi piace il tuo nome, la tua altezza, il tuo peso, la tua pelle chiara. La leggerezza nel trucco, la tua forza e il tuo odore. Anche i piedi che vorrei baciare”. Messaggi sempre più espliciti e sempre più pressanti che con il passare dei tempi cominciavano a farsi anche minacciosi.

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Invadenza aggressiva

Inutile, da parte della psicologa che aveva in cura il giovane, cercare di arginare il fenomeno con le buone. Prima, la dottoressa, aveva cercato di far ragionare il suo paziente, poi lo aveva segnalato alle autorità. Nonostante le segnalazioni e le denunce poco tempo fa l’uomo, 30 anni, in cura per gravi episodi di schizofrenia, aveva abbandonato i messaggi ed è passato a via concrete: un autentico blitz, nello studio di lei, nel quartiere romano di Vittoria con un coltello in mano e una minaccia: “Vorrei che tu fossi mia”.

Una vera e propria crisi psicotica dalla quale la dottoressa è stata salvata da un altro paziente, che era in sala d’attesa per farsi ascoltare. Ne è nata una colluttazione. L’aggressore, poi arrestato, aveva anche riportato accidentalmente una ferita che è stata suturata con dieci punti.

Accadeva nel dicembre del 2018. Eppure, tutto questo, non è bastato a porre un freno definitivo alla vicenda.

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L’arresto, spesso, non basta

Lo stalker ha continuato a insidiare la psicologa anche nel corso di quest’anno, con SMS, messaggi, imboscata davanti allo studio finendo per inseguirla in auto.

L’intento del giovane, in preda a una crescente crisi psiccotica, era quello di costringere la psicologa, sua coetanea, e incinta al quinto mese di gravidanza, ad accettare una relazione extraconiugale.

Un autentico incubo che ancora non è completamente terminato. Il suo stalker è sotto processo. In un primo momento la sua difesa ha sostenuto che il suo fosse solo un corteggiamento spasmodico ma non violento.

I dati ufficiosi che si riferiscono al 2020 parlano di almeno 12.000 donne che ogni anno vengono fatti oggetto di casi di stalking anche violento. Una piaga dilagante che le nuove normative sembrano non essere riuscite a mettere a freno.

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