Roma, caos cremazioni: Ama affitta i container sbagliati, 2mila salme in attesa

Per i dieci container serve un voltaggio troppo alto che il cimitero Flaminio-Prima Porta non raggiunge. Ma Ama smentisce il caos: troppi morti per colpa della pandemia

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Scoppia il caos per le cremazioni a Roma. Al cimitero Flaminio-Prima Porta, come riporta il quotidiano Il Messaggero, sono infatti salite a 2mila le salme ancora in attesa di essere cremate. Sia per i forni per l’incenerimento che vanno a rilento sia per «colpa» di Ama, la municipalizzata che gestisce i servizi cimiteriali per conto del Comune di Roma.

I dieci container frigorifero affittati da Ama per conservare i corpi in attesa di cremazione, infatti, hanno motori che sono alimentati a corrente industriale. Ma nel cimitero a Nord della Capitale nessuna spina può garantire ed erogare un voltaggio adeguato. Quindi – nonostante i silos siano stati consegnati solo da pochi giorni – non sono ancora operativi, in attesa che vengono forniti dei gruppi elettrogeni adeguati.

«Emergenza dai contorni grotteschi»

A inizio novembre le liste d’attesa erano circa di un mese, mentre a dicembre Ama ha comunicato alle agenzie funebri di non poter gestire più di 200 interventi a settimana. Gli altri vanno quindi rinviati oppure gestiti fuori Roma. Da qui la decisione dell’azienda di noleggiare per sei mesi i container da una ditta di Livorno, che di solito serve la aziende che trasportano derrate agricole e ittiche.

Natale Di Cola, della segreteria della Cgil Lazio, ha detto al Messaggero che «l’emergenza cimiteri che da mesi ormai affligge la Capitale sta assumendo contorni grotteschi. Da un lato l’immobilismo del Comune di Roma che ancora non interviene per trovare soluzioni strutturali, dall’altra le scelte di Ama che continuano a peggiorare il servizio per i cittadini. Con oltre 2mila salme in attesa di cremazione la situazione è ormai fuori controllo».

Efi, Federcofit e Feniof, le associazioni che rappresentano le imprese funebri, hanno invece scritto al prefetto Matteo Piantedosi per chiedere di intervenire, perché «c’è il timore che la situazione possa degenerare» e «in questo particolare momento si rivela necessario, per superare l’intasamento dell’impianto della Capitale, consentire la cremazione in altre città». A ciò si aggiunge la richiesta alla Città Metropolitana di spingere il Comune a congelare i balzelli per portare i feretri fuori Roma.

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La replica di Ama

Dal canto suo, Ama smentisce il caos e giustifica i problemi con l’aumento delle morti per la pandemia di Covid-19. «Da ottobre al 20 dicembre, nella città di Roma, si sono registrati 9.349 decessi contro i 6.496 dell’analogo periodo del 2019», pari a 2.853 in più in 80 giorni. Ama, stando a quanto riferito dal quotidiano romano, avrebbe inoltre aperto un contenzioso con la società che gestisce le linee di incenerimento perché, su sei, ne funziona solo una e neppure a ciclo continuo.

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Intanto, l’amministratore unico della municipalizzata, Stefano Zaghis, ha dato l’ultimo via libera all’ultima tornata di aumenti ai dirigenti di prima linea della municipalizzata, per i quali il Pd, Fratelli d’Italia e la Cgil annunciano denunce alla Corte dei Conti.

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