Bitcoin, quali sono i fattori di rischio per chi investe?

Dopo aver dato un occhio alle quotazioni alle stelle, in molti stanno pensando di investire in Bitcoin. Prima di farlo, però, vanno valutati tutti i rischi. Investire in Bitcoin, infatti, può essere molto rischioso. Fabrizio Quirighetti spiega che «non è una asset class. La capitalizzazione di mercato del Bitcoin è di 300 miliardi di dollari circa e di 500 miliardi di dollari per le criptovalute».

Quali sono i fattori di rischio?

Lo Strategist di Decalia, Fabrizio Quirighetti, sostiene che questo resterà un mercato per pochi, di nicchia. «Ad oggi ne sono stati creati 18,5 milioni. Di questi,  si pensa che il 25% o 30% potrebbe andare perduto a causa di crash del disco rigido o di chiavi private che vengono smarrite». «E’ una risorsa rischiosa. – aggiunge – Il Bitcoin è come un biglietto della lotteria: è a disposizione di tutti. Per questo riesce ad attirare quelle persone che vogliono arricchirsi rapidamente». Il Bitcoin, inoltre, non può essere considerato un moneta alternativa. Questo perché non presenta alcuni dei criteri principali quali: essere una unità di conto fissa o funzionare come mezzo di scambio, ad esempio. Quirighetti spiga che può, però, essere visto come una «riserva di valore soprattutto quando il suo prezzo in dollari si sposta verso l’alto. Tuttavia è troppo volatile per poter essere considerato tale». L’esperto ha, infine, evidenziato come il Bitcoin sia una «valuta alternativa per attività fraudolente».

Le posizioni prese dagli intermediari

Nonostante i numerosi rischi, c’è comunque chi vuole provare e tentare la fortuna. La Banca Generali è un esempio. Quest’ultima è entrata nel capitale di Conio anche per poter offrire ai propri clienti dei servizi legati alle criptovalute. Conio, in particolare, si affida a una tecnologia e a brevetti esclusivi che vanno a garantire la sicurezza di custodia e riducono il rischio di controparte. La cautela nelle private bank è altissima. Per il momento, se il cliente lo chiede, l‘unica possibilità è investire in ETC ed ETN. In Italia strumenti di questo tipo non ce ne sono, gli unici a poterlo fare sono i broker abilitati.

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Come Banca Generali, anche il Gruppo Banca Stella si sta muovendo in questa direzione. Marco Coda, Responsabile Specialist in cripto asset per il Gruppo Banca Stella, afferma: «Quando un cliente mostra di essere interessato ad investire in Bitcoin, noi consigliamo di ricorrere a strumenti regolamentati come ETN quotati sul mercato svedese. E lo facciamo dopo aver spiegato i rischi e le varie opzioni. Il cliente, in questo caso, ha in mano un titolo come fosse una azione e, allo stesso tempo, viene sollevato dall’onere della custodia e del monitoraggio».

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Revolut, in Italia, permette di investire in criptovalute a partire da 1 euro e, mediante accordi di collaborazione con provider, riesce a gestire i portafogli dei clienti, i quali ne continuano a mantenere la titolarità. Gli italiani stanno mostrando un interesse sempre maggiore verso Revolut: i clienti che hanno acquistato Bitcoin sono aumentati del 94% rispetto a settembre.

 

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